mercoledì 3 settembre 2008

L'eterno ritorno


No, non sono passato da Kant a Nietsche. Anzi, più ne sto lontano, meglio è.

Da matematico (alquanto mediocre, ma questo è un discorso a parte), sono convinto che le uniche cose che contino siano quelle che non cambiano, che sono vere ieri oggi e per sempre; da credente (immagino peggiore che matematico, il che è tutto un dire) che le cose (la Storia, se preferite) vanno in una direzione, ed arriveranno e saranno finite - il che, in latino, si dice perfette, e non è un caso.

Festeggeremo, allora, perché le cose (o le persone, se preferite) non cambiano, o ci rattristeremo, ci adireremo, prenderemo cappello perché non migliorano?

Bella domanda. Intanto, contempliamo l'eterno ritorno dell'identico, e sorridiamo (vocabolo trabocchetto: è noto che Cassa non sorride, ma deride) a quelli che ci sono invischiati dentro.

Finché arrivi il Temporale sopra questa città (sì, una canzone di Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, più che mediocre; un miracolo). E chi ha orecchi, ascolti (chissà poi perché con la ritraduzione del Lezionario hanno cambiato intenda, che mi sembrava avesse una sfumatura diversa; ma, nel nostro caso, meglio ascolti).

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