Questo pomeriggio sono stato un po' in giro per consegnare agli adolescenti del mio gruppo gli inviti per il nuovo anno di catechesi. La cosa ha portato via due ore; il che è certo dovuto all'estensione del comune di Scanzorosciate (ed è un po' la controindicazione di fare un gruppo unico per tutte le parrocchie), ma anche al numero dei nostri adolescenti.
Che un gruppo di quinta superiore, limitatamente a quelli "fidati", conti in un paese una ventina di persone, è una gran cosa il cui merito non è certo solo del curato e degli educatori, ma va cercato decisamente più in alto. Domani, in effetti, sarà il turno dei quattro-cinque più in forse.
Intanto, il giro di oggi è stata un'occasione per toccare con mano quello che dicevo, dieci giorni fa, al gruppo Scuola, Università ed Associazioni dei Giovani Democratici, ad un oriundo casertano che stentava a crederci; qui, i ragazzi interrompono la scuola superiore per andare a lavorare, e presto non importa loro niente di niente se non il proprio lavoro, e gli amici - il che gioca a nostro vantaggio, finché gli amici sono in oratorio. Su una ventina di diciottenni, sette non sono stati reperibili perché impegnati, in vari ambiti, con il lavoro. Per mercati, sul cantiere, in fabbrica.
E a volte pensiamo che le politiche giovanili siano il divertimento, la scuola e l'università.
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