lunedì 3 dicembre 2007

Centochiodi e mille interpetazioni



Non so dire come sia saltato fuori giovedì sera di questo film, ma don Alessandro mi ha, appunto, chiesto se l'avessi già visto ed alla mia risposta negativa mi ha prestato il DVD. Che ho guardato, come già raccontato, tra sabato e domenica.


Bel film, mi è piaciuto anche senza condividere tutte le parole, i discorsi e le azioni del protagonista; anzi, anche in netto disaccordo con alcune sue proposizioni. E mi ricordo le polemiche, anche feroci, che il film ha suscitato all'uscita, e la forte critica del nostro L'Eco di Bergamo nei confronti di questo regista bergamasco, Ermanno Olmi, altre volte tanto incensato.



Polemiche che fanno bene al botteghino, ma non alle anime. Perché il film, oltre ad essere un'opera di non indifferente arte cinematografica, se non si parte con interpretazioni preconcette è tutt'altro che (leggo dai siti di critica) un'accusa al dogmatismo della Chiesa o un attacco alla cultura occidentale. Complici anche le interviste tra gli extra del dvd, io mi sono fatto un'idea diversa.




È stato detto che questo Professorino è un Gesù in sedicesimo, od una sua rappresentazione, che inchioda i libri della tradizione teologica della Chiesa Cattolica per cercare una religione del cuore e della semplicità. Non voglio negare che, tra le tematiche toccate da Olmi, ci sia quella che ho definito "religione del cuore", ma la cosa è ben più profonda, essendo ben più profondo credente il regista.


Riflessioni sparse, che dicono più di me che del film, forse, possono essere queste righe che scrivo, mentre mi hanno finalmente consegnato un po' di carta e non ho più la fila di utenti a lamentarsi che non i computer non stampano. La frase che campeggia sulla locandina, Le religioni non hanno mai salvato il mondo, è forte, ma vera. Perché Dio ha salvato il mondo. E lo ha salvato attraverso il Suo Figlio e l'Amore; è l'Amore, non il sentimento, ma la persona dell'Amore ad essere al centro del cristianesimo; non sono il centro del cristianesimo né Sant'Agostino né san Paolo, san Domenico o san Francesco. Né il pensiero di Kierkegaard né quello di Rosmini. Tanto meno i loro libri. Questo è vero, ma il film non accusa i libri, comunque. Accusa quelle persone la cui vita sono i libri, l'idea che i libri, la cultura, valgono per la cultura. Quelli del sapere per il sapere. Attacca me, forse. Ma non la Chiesa ed il cristianesimo. Spiace che non vediamo mai il professorino andare in chiesa, o anche la gente semplice di Bagnolo S. Vito. Eppure le campane suonano a stormo tutti i giorni. Nonostante il professorino catechizzi la gente, raccontando la misericordia di Dio a chi è talmente tanto che non va a messa da essersi dimenticato il Padre misericordioso ed il figliol prodigo.


Ecco, io vedo il film come un'esortazione a non perdere di vista il Centro, a non confonderlo con i discorsi a proposito del; a tornare a credere che Dio salva gli uomini, che Egli ama (ci avvicinimo a Natale e ricordiamo il Gloria); e sì, l'attacco alla cultura che qualcuno ha visto (e che non credo ci fosse) è lo stesso attacco di Tertulliano che, rovesciando le parole di S. Paolo "la sapienza di Dio è stoltezza per gli uomini", scriveva che è la sapienza degli uomini ad essere stoltezza davanti a Dio. E solo una società malata come la nostra può trovare da polemizzare sulle espressioni di Tertulliano.


Poi, sì, fa male veder rovinare quei bei manoscritti. È stupido, anche perché loro sono innocenti. Ma agli artisti si permette di fare molto peggio senza reprimende...(chiedo scusa se le mie citazioni sono male attribuite ma vado a memoria, segnalatemelo e correggerò)

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