Per prima cosa mi scuso con i miei lettori - sempre meno, specie man mano che i post si fanno più radi - ma questa settimana è stata molto simile a quella che penso essere l'anticamera dell'inferno.
Da un lato, le ultime lezioni del semestre che, in teoria, doveva finire una settimana prima, ed i professori per terminare i corsi hanno raddoppiato le ore di lezione, realizzando improponibili incastri ed ottenendoci tour de force inimmaginabiti. Tanto che eravamo soggetti, noi teorici, non solo alle ironie dei colleghi sperimentali, ma addirittura a quelle degli altri insegnanti. Adesso, martedì dovremo affrontare l'esame di Fisica Atomica e Molecolare con uno dei corsi studiati meno bene della storia - ed esercizi per lo scritto che sembrano del tutto estranei alla teoria del corso.
D'altro canto, con insospettabile ed ironica coincidenza di tempi, questo sabato si svolgerà l'Assemblea Provinciale dei Giovani Democratici, e direi che il clima è di tutt'altro tenore a quello che si respirava quando, ormai due anni fa, curai l'organizzazione del Congresso dei Giovani della Margherita. Un infinito numerabile di riunioni per trovare la giusta alchimia - in onore della quale ho messo la foto, che sta a voi scoprire di chi è - e questo va bene. Un po' meno bene che non si riesca mai a chiudere un accordo che l'accordo vada rimesso in discussione. E mai da noi.
Adesso sembra che le cose abbiano iniziato a marciare sul giusto binario, ed almeno il congresso di domani dovrebbe filare liscio. I nodi, se ci sono, verranno al pettine dopo.
Poi certo, qualcuno potrebbe chiedersi perché, col Partito che si sfascia, affannarsi tanto per il Movimento Giovanile. Sono possibili due risposte, credo. La prima è che bisogna diffondere un mood di normalità, ed evitare il più possibile l'impressione di «Tutti a casa!» che si respira; la seconda è, più o meno, «Già...»
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