lunedì 24 agosto 2009

Compagni di cammino

Chiedo scusa se la tiro un po' per le lunghe, prima di riportare il Diario del Cammino, ma in effetti mi è parso necessario dedicare del tempo, delle righe e della banda per menzionare coloro con cui ho condiviso quest'esperienza. So bene che si tratta di un comportamento del tutto inusuale, visto che le mie Cronache sono tutte squisitamente Casati-centriche, ma un conto è fare una settimana di campo con sessanta-settanta adolescenti, un altro conto è camminare per una settimana in sedici, sudare in sedici, sanguinare in un po' meno di sedici ma comunque in tanti, spendere tempo e parole sempre con le stesse persone, che per giocoforza diventano - anche quelle con cui, in condizioni standard, hai meno a che fare - veri e propri compagni di cammino, dove per cammino non s'intende solo mettere un piede davanti all'altro.
Passiamo allora a menzionarli, da sinistra a destra, dall'alto in basso.

  • don Alessandro Dehò, il nostro curato interparrocchiale, che tra le varie manie ha anche quella del cd. "goom" (potrei informarmi e vedere come si scrive davvero, visto che dubito sia scritto così, ma più ne sto alla larga meglio è), che dalle informazioni in mio possesso sembra essere una specie di tortura per scout, cioè cammino in solitudine nel più deserto possibile (per dire, da noi lo fanno in Sicilia, o in Puglia) con il gusto di non avere soldi in tasca, fare la fame, dormire all'addiaccio ed essere maltrattati, per quanto possibile, dai capigruppo. Fortunatamente, le uniche cose che il nostro pellegrinaggio aveva in comune erano la meditazione del mattino ed il caldo torrido - e forse la puzza, ma noi bene o male facevamo la doccia tutti i giorni, il problema erano più che altro zaini e abiti.
  • Enrico, fratello del don, appassionato camminatore ed a propria insaputa massimo fomentatore delle mie invidie, quando su Facebook mette le foto delle sue gite, tra ciaspolate notturne e linea Gotica.
  • Herbert, alias don Acca (per mio fratello) o Eriberto (per me); già presidente dell'UPEE di Bergamo, da quasi due anni adottato dagli OrSI, è in tutta la provincia noto come quello dei CD del CRE o, più di recente, di Granita Mix. Il nomignolo datogli da mio fratello rileva la tendenza degli ex presidenti dell'UPEE di andare in Seminario, ma per ora non se n'è fatto ancora nulla.
  • Maria, laica consacrata che fa servizio durante l'anno nella parrocchia di Negrone e come educatrice dei giovani OrSI. Segni particolari: nessuno l'ha mai vista senza pantaloni lunghi. Nemmeno in piscina.
  • Marco; anche se da qualche tempo ha passato il testimone, nella mia testa rimarrà sempre il presidente del GAP (Gruppo Alpinistico Presolana) di Scanzo. Unitosi a noi durante la tappa Sansepolcro-Città di Castello, si è rivelato ad un tempo preziosissimo per la sua attività di farmacista come paramedico (dopo questi giorni, secondo me si è meritato sul campo la specializzazione in podologia) e impagabile socio, specie delle follie di mio fratello.
  • Chiara, la di lui moglie, che è partita con noi fin dal primo giorno, svolgendo per giunta le funzioni di cuoca per i primi due giorni, quando i pasti erano lasciati alla nostra autogestione. Durante un'appassionata discussione, a tavola, sulle macchine utensili a controllo numerico si è scoperto che le stavamo rovinando le ferie parlandole di lavoro.
  • Sergio, giovane ed educatore degli adolescenti - praticamente ricomparso dopo mesi di latitanza, visto che lavorando non può certo impegnarsi nel CRE, e che quindi non lo si vedeva dai primi di giugno. È tra quanti, durante la terza tappa, hanno smarrito il segnavia ed hanno percorso il più improbabile dei tragitti tra Sansepolcro e Città di Castello, giungendovi distrutti nel corpo e nello spirito.
  • Davide Casati, che come il cognome suggerisce è mio cugino. Nonostante - anzi, secondo me proprio a causa di, visto che sviluppano tanto i muscoli e tanto poco ossa e articolazioni - i lunghi anni di attività calcistica, si è dimostrato (absit iniuria verbis, sono parole sue) "la carretta del gruppo", nel senso che i piedi gli si sono presto rifiutati di camminare nelle scarpe da trekking, o in quelle di ginnastica, o in qualsiasi altra cosa per più di sette ore al giorno, e solo stringendo i denti e con massicce dosi di antidolorifico è riuscito a giungere, ferito ma non piegato, alla fine del cammino.
  • Morgana, che sarebbe la morosa di mio cugino; ormai da quasi due anni. Appartiene alla famiglia Pezzotta di Gavarno (da non confondere con le altre innumerevoli famiglie Pezzotta di Tribulina) che, con quasi tutti i suoi membri, è da sempre una delle più appassionate e presenti famiglie di collaboratori degli OrSI. Specialmente, è nota la madre in quanto cuoca ufficiale dei campi.
  • Francesco Casati, che essendo mio fratello non c'è nulla da dire in proposito, se non fischi. Specialmente per l'attività di buffone del gruppo alacremente svolta, senza requie; emblematico l'autostop per Rimini, quando noi si vagava per l'appennino Tosco-Romagnolo.
  • Paolo, che era uno dei "miei" ormai ex-adolescenti di quinta superiore, l'anno appena trascorso. Come abbia fatto fino al campo di Braies ad ignorare che fosse un maniaco di calcio, e che fosse capace di intavolare discussioni lunghe ore sul mercato dell'Albinoleffe, insieme a mio fratello, resta un mistero.
  • Valentina, la prima in questo elenco di quelle che, senza cattiveria, dopo tipo venti minuti già erano state soprannominate "le bambine", cioè le adolescenti che si erano associate con noi per il cammino. Non esaltantissima come conversatrice, nonostante non sia certo parca di parole, specie di quelle che cominciano con stra. Il mio giudizio inappellabile è "brava". Forse fin troppo. Tipo che l'aspetto al varco, sulla porta di un convento.
  • Irene, che non gliela meno ancora per il fatto di essere una scout solo perché l'ho fatto ininterrottamente per una settimana. "Migliore amica x sempre" della precedente, pare che la presenza di quella sia stata la causa della presenza di questa. Due episodi rimarranno nella memoria: camminare ripassando dal libro di latino, e «Non possiamo tagliare?», domanda di rito rivolta al Portatore delle Mappe ogni mattina, ogni sera, praticamente ogni momento in cui io avessi in mano una carta, cioè sempre.
  • Sara, talmente impegnata a commuoversi, emozionarsi, stupefarsi o comunque altri verbi riflessivi per stancarsi; capace di arrivare per ultima, perché trattenutasi a saccheggiare tutti i cespugli di more trovati lungo il percorso, e «ne abbiamo mangiate un quintale!»; talmente alieni l'uno all'altra da raggiungere il parossismo in dialoghi tipo «Hai visto che bello quel pezzo di sentiero? Il panorama?» «Eravamo a settecento metri, c'erano trentacinque gradi, sentiero esposto a sudovest, niente alberi se non boscaglia riarsa, rocce nere, vulcaniche - un'ora dalla tappa precedente, un'ora e mezza dalla successiva. Cosa c'era di "bellO"?»
  • Luca, che se le cose vanno come credo sarà nel mio gruppo adolescenti da ottobre. Insieme a mio fratello ed a Paolo formavano il terzetto chiamato dei "giovani", a cui venivano riservati i compiti più ingrati, del tipo dormire in tre in un letto matrimoniale - o, come la prima notte, dormire in tre in terra in cucina, per solidarietà a mio fratello che ne aveva sparata un'altra delle sue. Il pusher del gruppo, era in grado di fornire creatina all'intera nazionale di ciclismo kazaka, con quello che aveva nello zaino; in onesta concorrenza con Valentina, che parimenti era stata stipata di "integratori" dal genitore-rambo.

1 commento:

Luca ha detto...

uau le descrizioni sono fantastiche... ma voglio un post per il tonno xD