Dopo essere arrivati alle 12.00 del giorno 12 al Convento Francescano ed il pomeriggio (ultimo pranzo civile, al ristorante) sulle balze del Monte Penna, messa e vespro solenne (ehi! è il Beato Giovanni da La Verna, c'è il cardinale di Firenze in persona), cena tra noi ed un accenno di stelle - se ne avessi vista qualcuna, sarei stato troppo impegnato a decidere se era davvero una stella per sfruttare il desiderio (la definizione, comunque, è "sassi che bruciano", per amor di poesia), e comunque l'avrei vista in comproprietà, e mi insegnano che le stelle valgono solo se esclusive. Le suore - che sono un po' pasticcione - hanno letti solo per sette, ma un po' la Provvidenza un po' noi che aiutiamo la Provvidenza ci sistemiamo, e più o meno dormiamo.
Il giorno seguente - che è poi quello del titolo, al termine del quale scrivo - partiamo, troppo tardi, per le otto ore segnate sulla guida), ma ben presto ci accorgiamo che - fischi - il tempo di percorrenza segnato è un po' troppo pessimistico. Nel frattempo abbiamo pregato le Lodi e fatta la meditazione del giorno (Perfetta Letizia), ma più che questa sono le prime che mi parlano, con l'inno che invita alla mitezza mentre io - nella prima giornata - ho abbondantemente dato sfogo a tutta l'intrattabilità-Casati, specie con le due o tre adolescenti a noi aggregate - ed ho come l'impressione che il fervorino sia rivolto a me. Per oggi provo a fingere di cambiare, anche se non è semplice.
Comunque, per l'ora di pranzo siamo saliti al punto più alto ed abbondantemente scesi, fino a Pieve S. Stefano, in tempo per giocare con un microgatto e prendere sulla testa un violentissimo temporale, fortunatamente alleggerito dalla disponibilità dei Pievesi che ci hanno prestato un androne. Siamo poi corsi (lungo la strada sterrata e non per il sentiero, visto che con la pioggia non si sa mai) fino all'Ostello Francescano - che l'operaio/extracomunitario/abusivo/serial killer (queste le ipotesi fatte sulla sua identità) ci ha invitato a lasciare e siamo saliti all'Eremo di Cerbaiolo; bellissimo fuori quanto cadente e malsano all'interno, ma l'eremita è ormai anziana e non penso possa correr dietro ad un complesso così grande. Siamo alloggiati in una sorta di Valbonaga abbandonata - io ho anche una singola con tanto di catafalco - ed abbiamo una splendida vista, per quel che vale, sul lago (di cui ho anche letto il nome, comunque è prima di Sansepolcro). Ed ora è quasi ora della Messa e vado a darmi una rinfrescata, e capire come ci regoliamo per cena e colazione, che ho due chili di formaggio sulle spalle.
***
La sera, dopo un magnifico tramonto (sto sprecando aggettivi d'estasi, si vede che è solo il primo giorno), e la cena - spartana - consumata insieme in refettorio, abbiamo incontrato Chiara, l'eremita dell'Eremo - che mio fratello chiama l'Erema, risparmiando una sillaba intera - le abbiamo fatto qualche domanda e l'abbiamo ascoltata. Devo dire che ero - eravamo - un po' tutti perplessi per il tipo di persona che potesse essere ma che, dopo le sue parole, semplici ma profonde - per quanto non sia certo io deputato a dare questo genere di patenti - nonostante alcuni passi sui quali manifesterei riserve più di sensibilità che di contenuto, l'ho senza dubbio rivalutata, convinto dai tanti dettagli che ne rivelavano la fede autentica insieme con l'umiltà e la saggezza.
Nella foto, la combriccola fuori dall'Eremo di Cerbaiolo
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