Dopo una lunga colazione, trascinata tra panifici, pasticcerie e bar di Gubbio, partiamo per quella che dovrebbe essere una tappa di decompressione, ma che si rivelerà delle peggiori, ancorché breve; forse anche per l'ondata di afa che sembra aver investito l'Umbria, considerato che - a sera - scopriamo essere morta una persona di caldo, proprio a Gubbio. Si scende da Gubbio e si esce dalla città, dopo aver gettato un rapido sguardo alla chiesa della conversione del famoso Lupo, prendendo poi un lunghissimo pianeggiante asfaltato rettifilo che taglia la pianura come un coltello, quasi esattamente in direzione sud, fino a Ponte d'Assi, e poi si porta - senza quello spreco di asfalto che sono i tornanti, ma direttamente per la linea di massima pendenza - fino a quota 560, con assurde rampe. Di lì si prosegue il classico saliscendi da crinale, ben presto lasciando l'asfalto per imboccare una delle solite strade bianche, fino a casa Pratale, che sovrasta un bel castello riattato e, dall'altro lato del vallone, un'abbazia che, non fosse che è fuori strada, magari saremmo anche passati a visitare. Poco dopo casa Pratale, dopo un paio di tornanti in discesa che nascondono una provvidenziale fonte, si giunge a Santa Maria delle Ripe, piccola cappella-tabernacolo con una specie di libro di vetta, dove ci si ferma per pranzare. Sembra che il cammino sia più breve e facile del solito, e più breve lo è davvero, stando alle mappe; ma per quanto riguarda la semplicità avrei due o tre cosette da dire, considerato che dopo pranzo saliamo leggermente fino all'eremo di San Pietro in Vigneto, e poi scendiamo sempre su strada bianca per qualche tratto, prima di immetterci nel delirio. Scendiamo ripidissimi in una specie di fosso di scolo, fino a raggiungere il fondo di una valletta, sovrastati dal viadotto di un acquedotto (o gasdotto, o altro dotto); risaliamo poi dall'altro versante, per bosco e boscaglia, fino ad una vecchia chiesa sovrastata dal castello di Biscina, nostra meta, che sembra a portata di mano appena una sessantina di metri più in alto. Sembra, perché scendiamo nuovamente l'ennesima stretta ed ombrosa valletta, guadiamo un torrentello e risaliamo l'altro versante, di terra nuda sotto un sole battente per oltre un centinaio di metri. Dove il sentiero, ormai tornato viottolo, sbuca sulla strada - asfaltata - che percorre il crinale c'è una presa d'acqua (accanto ad una sorta di paradiso del barbecue) che al tempo stesso mi salva la vita e me l'accorcia parecchio, in quanto - abbondantemente dissetato, e praticamente fradicio di acqua e sudore - sbucando sul crinale battuto dal vento poco ci manca che mi venga una congestione immediata (nonostante i minimo trentacinque gradi, mi tentava la giacca a vento...). Sono poche centinaia di metri, praticamente in piano, prima che si entri nella - spettacolare - tenuta Biscina dove, insieme alla seconda piscina che salto della settimana, ci vengono assegnati due appartamenti in una villetta, vicino ad altri pellegrini - tra cui una berlinese con bambino al seguito che compie il nostro stesso cammino ma con mezzi di fortuna. A ben vedere, domani sera già saremo ad Assisi ed il cammino sarà finito. A questo punto, siamo quasi tutti dell'idea che era ora.
Nella foto, la pausa pranzo presso S. Maria delle Ripe
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