martedì 22 luglio 2008

Riflessioni sparse sul "mio" Tolkien

Benché non ritenga di essere propriamente un invasato (ad esempio, non mi sono mai sognato di scrivere in elfico per puro divertimento, né ho mai avuto l'esigenza di comprarmi gioielleria pseudoelfica), certo nutro un deciso interesse per la costruzione dell'universo immaginario, e per quello che potrebbe esserci dietro (anzi, per quello che c'è, considerata la differenza tra lo sfacciato cristianesimo del convertito Lewis e i soffici accenni del cattolico Tolkien - soffici perché depurati, come avrò modo di illustrare brevemente).

Così, prendendo la scusa che avevo bisogno di verificare un paio di dettagli per il Grande Gioco del CRE, l'altra settimana mi sono riletto tutto il corpus che ho in casa (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, i Racconti Ritrovati ed i Racconti Perdut). Ed ho così elaborato un paio di riflessioni. Ma incominciamo con quella della religione, perché è curiosa.

In giro, su Internet e nei vari saggi, si trova che il cattolico Tolkien ha dichiarato di non aver avuto intenti allegorici, ma che comunque "l'impronta" del cattolico gli ha fatto scrivere un'opera cattolica. Se leggiamo la prima versione delle storie dei Tempi Remoti, che è presente nei Racconti Ritrovati (che datano tra il 1917 ed il 1920, ad occhio), abbiamo un curioso accenno all'Occultamento di Valinor ed al rapporto che gli dei (i Valar) hanno con il mondo. Si dice che, dopo aver deciso di ritirarsi dietro le proprie inaccessibili montagne, la speranza che gli Dei possano "salvare" il mondo è svanita (e chissà se non fosse da sempre nei disegni di Iluvatar). Ma si dice che in una remota terra degli Uomini nascerà la nuova speranza. Passo già allora segnalato come in forse, e poi espunto dal testo. Ma significativo; come, in generale, sono significativi i primi tentativi di raccordare la Terra di Mezzo con il mondo "vero", poi abbandonati per un universo completamente fittizio - ma di cui, sottotraccia, si scorge ancora l'ispirazione originale (al sud Incanus...)

Riflessione numero due: c'è Male e Male: perché, pur non potendo fare una classifica diretta tra Melkor e Sauron, due fatti sono senz'altro noti: il primo, che l'uno è un Vala, anzi un Ainu, mentre il secondo solo un Maia. E poi, è diversa la radice e le forme del loro male. Il primo è, direi, nichilista. Ha in odio la creazione di Iluvatar, ché non gli si dà il permesso di avere il Fuoco Segreto; e fa di tutto, per lunghe ere, per distruggere ogni tentativo degli Dei di formare Varda, e passa a distruggere ed a mandare in rovina quello che viene posto in essere. Ed alla fine, nel Vuoto Esterno torna, per prepararsi alla Grande Fine (ed allora, ai cori degli Ainur si uniranno i figli degli Uomini - ma non gli Elfi). Al contrario, abbiamo questo Sauron che vuole il potere. Il suo intento non è distruggere, ma controllare. Nella Seconda Era, inganna gli Uomini facendosi chiamare "dispensatore di doni". Se posso ardire, il suo non è un male ontologico, ma un male morale. Molto più seducente del primo; in molti, credendo di fare i propri scopi, finiscono de facto per compiere i disegni di Sauron, che - più volte sconfitto (direi quattro, a memoria) - sempre torna.

Ed infine c'è quel senso di "non vale" che rimane dopo aver letto, un po' tutti i racconti, ma mai forte come dopo aver letto in rapidissima successione (nel giro di tre giorni) Lo Hobbit ed Il Signore degli Anelli. Quel "non vale" che, se fosse una partita a carte, ti farebbe gettare il mazzo sul tavolo proclamando "a monte", perché - per quanto sia forte il Male - il Bene è, misteriosamente e per vie traverse, più forte ancora. Distrutto il corpo dell'Ista Olorin (cioè di Gandalf) a missione non compiuta? E i Valar lo rimandano, in versione potenziata. Sauron si ingegna in tutti i modi per spandere la tenebra al cui riparo inviare i propri orchi? Un cenno del capo di Manwe Sulimo, e da ovest un vento impetuoso riporta la luce, o da sud spinge le navi dei corsari di Umbar opportunamente sconfitti. La battaglia della Valle sembra perduta, perché i Nostri sono stati accerchiati dagli Orchi? L'araldo di Manwe, Gwaihir signore dei venti, interviene con le Aquile. Ora, a parte questo Manwe che non viene mai citato nei due libri, ma che, come Vala del vento, i cui vassalli sono le aquile, e dalla cui casa viene Gandalf, e che quindi non è citato così a sproposito, se il romanzo fosse un videogioco, sarebbe come giocare con tutte le armi, o con munizioni infinite. Poco leale. Ma poi facciamo mente locale e che è un romanzo, un romanzo intriso di tentativi di teologia. Come, quando Melkor ne fa di cotte e di crude, e gli altri dei devono praticamente infilarsi la coda fra le gambe, l'autore opportunamente commenta, ed in diversi luoghi: eppure, anche questo male non era ignoto da sempre agli occhi di Eru, e chissà che non fosse nei suoi disegni, per quello che poi ha prodotto.

Ecco, questo è lo spirito.

3 commenti:

Daniel ha detto...

Sul tema del "non è valido" si potrebbe a lungo discutere, perché in fondo tutte le storie, che siano favole, film (soprattuto gli americani) o romanzi, finiscono con un "felici e contenti" spesso prevedibile o addirittura preannunciato. Da un lato si potrebbe tirare in ballo Darwin dicendo che solo le storie con lieto fine vengono narrate e le altre cadono nel pozzo dell'oblio. Dall'altro qualcuno potrebbe azzardare un'influenza ormai affermatasi di americanismo ottimista che se uno ci crede, è coraggioso-umile-e-così-via, ha gli amici dalla sua trionferà sempre. A loro volta penso che gli americani siano stati influenzati dal cristianesimo che con un Dio incarnato in Cristo che poi, nonostante tutto, ha trionfato a suo modo sul Male.
Se osserviamo la narrazione come un intrattenimento, con le sua caratteristiche varie, quanto la musica, allora trovo che vi sia una bellissima spiegazione in questo video. Il principio descritto è molto semplice: partiamo da un punto, l'introduzione, e arriviamo ad un altro, la conclusione. Nel mezzo dobbiamo tenere il lettore/ascoltatore sempre attento, passargli un messaggio, coinvolgerlo. A questo scopo inseriamo il male, o nella musica le dissonanze, le pause e quant'altro. Il tutto per allungare la storia che altrimenti si ridurrebbe in una sintesi bisogno-soddisfazione, che non può avere successo nel pubblico perché troppo semplice e forse troppo distante dalla vita umana che spesso si incaglia nelle difficoltà che la rendono interessante.

Daniel ha detto...

Per chi non volesse guardarsi tutto il video (anche se lo consiglio, per chi capisce l'inglese) vada subito al minuto ottavo e mezzo. La chiave è poi di preciso a 9.45.

Cassa ha detto...

Ok, ma io qui credo che il "non è valido" abbia una ragione ben più profonda dell'intrattenimento. In fondo, per dire, gli elfi svaniscono senza speranza, per quanto uno ci si sia potuto affezionare leggendo; e i noiosi annali di Numenor, di Arnor e Gondor messi in fondo al libro, a chi li legge danno questa impressione, che anche gli Uomini siano sul filo del rasoio, sempre sul punto di essere sopraffatti, da sé stessi e dal Nemico.
Ma questo "non è valido" credo significhi ben altro, che non è vero che lo scontro tra Bene e Male è uno scontro ad armi pari, tra un principio creatore ed uno distruttore, come in un qualche minestrone misticorientaleggiante. Ma che il Bene è più forte del Male e il Male sarà (e già stato) sconfitto; che mentre il distruttore è un Ainu, un Vala, sia pure il più forte, rimane soltanto un rampollo del pensiero del Creatore, e che tutto il suo male è piegato a misteriosi e remoti buoni fini dal disegno di Iluvatar; e che (qui oso un po' troppo, a dire il vero - benché non sono certo non fosse negli intenti, magari non rivelati nemmeno al gesuita suo corrispondente)felice colpa quella di Adamo, per meritare un sì alto Redentore.