mercoledì 14 febbraio 2007

Margherita e Partito Democratico - qualche spunto

Benché mi sia stato detto di recente che parlare di politica è l'essenza stessa di Casati, e come tale noioso e pesante, qualche nota ogni tanto è bene farla - anche perché, essendo mia stessa essenza, sarebbe tradirmi il non farlo.

La mia opinione riguardo al ruolo della Margherita come partito di centro penso sia ampiamente nota, e le mie simpatie centriste tutt'altro che misteriose. So di avere molti amici che la pensano allo stesso modo, all'interno del mio partito, e so anche che la cosa è tanto fuori moda e politicamente scorretta che ben pochi lo sostengono apertamente. Tra questi, senz'altro l'ex coordinatore dei Giovani di Brescia, Pietro Ghetti, ed il consigliere comunale (sempre di Brescia) nonché membro di spicco dell'assemblea federale del Movimento Giovanile Federico Manzoni. Ma la mia bandiera, devo ammetterlo nonostante l'età non faccia pensare a nessun tipo d'affinità, è senz'altro il Coordinatore Regionale del Partito, Battista Bonfanti, che è al giorno d'oggi l'unico membro di spicco del partito a prendere pubblicamente le posizioni che tanti di noi condividono convintamente. L'ultima uscita è di stamane sull'Eco di Bergamo, con un'intervista in cui prende chiaramente le distanze dai DICO chiedendo ai deputati della Margherita di fermare l'iter della legge per evitare lacerazioni con la Chiesa Cattolica: ricordiamoci che siamo un partito non cattolico, ma formato per la grande maggioranza di cattolici impegnati, che spendono la propria fede nell'attività politica, non per i quali l'attività politica è autonoma dalla fede religiosa, come qualcuno (dei nostri!) ha sostenuto in interviste televisive in questi giorni.
Oltre a questo, credo di poter spendere due parole su due argomenti molto settoriali, di quelli che di solito non interessano a nessuno perché tipici delle dinamiche interne di partito, ma che io ritengo interessanti per descrivere il clima che attraversiamo mentre qualcuno ci spinge con forza verso la mitica meta del Partito Democratico.
La prima riguarda le mozioni presentate per il Congresso della Magherita di questo aprile. Quando, il 25 novembre, si è celebrato il congresso provinciale di Bergamo, erano state presentate (a norma di regolamento) due mozioni, quella Rutelli e quella Parisi, che esprimevano in merito alla questione PD opinioni diverse (come è ovvio, per una dialettica democratica): la mozione Rutelli, che pure Bonfanti sosteneva e che io stesso ho sottoscritto contestualmente alla mia candidatura a delegato per il congresso regionale, indicava come prerequisito per il PD l'unità di entrambi i partiti fondatori - con, credo, la scappatoia che se ci saranno problemi nei DS, come ci si auspica, non se ne farà niente - mentre l'altra sosteneva che da fine anno si interrompesse l'attività del partito per fare il PD. Ovvia la maggioranza schiacciante della prima mozione, non solo a Bergamo ma in tutta la Lombardia. Poi, a fine dicembre, con una riunione semicarbonara della Direzione Federale, le due mozioni sono state ritirate e rimpiazzate da una minestra tiepida che cerca di non scontentare nessuno. Ovvie le reazioni di contrarietà, nessuna delle quali è venuta alla luce tranne una lettera del solito - ormai eroico - Bonfanti che denunciava lo stile tardo brezneviano, parole sue, e dichiarava automaticamente decadute tutte le firme precedentemente apposte alla prima come alla seconda mozione. L'ho scoperto solo di recente e devo dire di aver tirato un sospiro di sollievo.
La seconda notizia, che ho letto stasera, riguarda una fibrillazione che ha attraversato sempre nel mese di dicembre la Margherita di Parma, che ha preso contatti ufficiali con un gruppo di centro molto vicino all'UDC per un'alleanza in vista delle amministrative. A parte l'evidente soddisfazione personale per questo avvicinamento e per ogni manovra che punti ad escludere Rifondazione dalle amministrazioni cittadine, devo sottolineare che diversi esponenti della Margherita parmense si sono dimessi, tra i quali il mio vecchio conoscente Francesco Lauria, segretario dei giovani che avevo conosciuto al congresso di Napoli, e che già allora mi era sembrato strano (tipo che era di estrazione popolare ma era insofferente a qualsiasi pronunciamento della Chiesa in temi etici); Francesco ha deciso di abbandonare la propria carica perché il partito metterebbe a rischio l'Unione! Devo dire che Lauria è intelligente, finalmente qualcuno che capisce che l'obiettivo è sfasciare questo inutile, dannoso, autoritario bipolarismo inventato da Segni.

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