sabato 3 gennaio 2009

Cronache dal Campo. Due: Giorno I - 30 dicembre

Essere buoni è solo un modo più sottile di essere cattivi

Secondo anno di campi degli oratori, e secondo anno di Cronache dal Campo. Anche se questa volta saremo più sintetici del solito, complici il poco tempo, durante la quattro giorni appenninica, per scrivere e la voglia non stratosferica di ricordarne oggi i dettagli, siamo pronti. Come al solito, visto che io mi occupo di parole e non d'immagini, tutte le foto ed i video che auspicabilmente correderanno la descrizione sono attesi e verranno dall'opera di amici, colleghi, adolescenti compiacenti. Quindi la mia colpa starà solo nella scelta.

Sveglia alle 5.30, partenza alle 6.30. Così, almeno, secondo la tabella di marcia. Quando si conviene nel parcheggio tra farmacia ed oratorio di Scanzo (e non voglio pensare a cosa ne pensino i residenti), al solito trascinando borsa scarponi e ciaspole in mezzo alla nebbia da Rosciate fin là, sono favorevolmente colpito dalla relativa puntualità degli adolescenti, che già in grande numero (da noi sempre di grandi numeri si tratta, ci portiamo in giro un centinaio di persone e la difficoltà più grande è sempre trovare un posto dove metterle) si sono radunati. E molto meno favorevolmente colpito dal fatto che stiamo caricando le valigie, ma non si sono ancora presentate le signore con i viveri, che per esperienza sono sempre troppi e, soprattutto, troppo ingombranti.

Ecco che arrivano. Secondo i miei calcoli avevamo in programma cinque pasti, e ci sarà roba da mangiare per almeno un giorno in più (ma anche come menù, non solo per quantità!). E non è che in un giorno cento persone mangino poco. Scuotendo la testa carichiamo casse di verdura, chili e chili di carne surgelata, e sfiziosità varie che vabbè che c'è di mezzo l'ultimo, ma.... Quest'anno la divisione sui due pullman è fatta con criterio, ma con un criterio che - come tutti i buoni criteri - non ha fatto i conti con la realtà, e cioè che, salvo avere improbabili pullman da 63 posti, nessuna divisione per classi d'età poteva essere efficace. Così un gruppo di eletti (anzi, di elette) di seconda è stato promosso sul campo a di terza, ed abbiamo riempito i due mezzi.

Con invidiabile puntualità, cioè alle 6.53 (certo che avevamo detto partenza alle 6.30, ma era un'ovvia manovra diversiva, si calcolava le 7.00), prima dell'alba, ci mettiamo in movimento e puntiamo verso la nebbiosa pianura. Per la ripartizione dei posti, io sono finito in fondo al pullman, tra una corona di adolescenti urlanti ininterrottamente per tutto il viaggio. Arriverò a casa ubriaco, la sera.

Per il pomeriggio abbiamo in programma la visita di Nomadelfia, a Grosseto, comunità fondata dal fu don Zeno Santini e nota per questioni quali l'autosufficienza (il tentativo fallimentare di, a onor del vero, dove per fallimentare si intende in senso tecnico)e l'assenza di proprietà privata. Troviamo neve sulla Cisa, e freddo quando ci fermiamo per la pausa-caffè della mattina. Risaliamo e proseguiamo il viaggio, trovando paesaggio più dolce e temperatura più mite quando ci fermiamo per pranzo. Visita alla comunità di Nomadelfia (e, maledizione, possibile che nessuno spieghi cosa mai ci sia di speciale in una parrocchia comunitaria?) per tutto il pomeriggio, durante la quale lo scetticismo degli adolescenti, ed anche dei G6 (che sarebbero i giovani non educatori) e degli educatori è palpabile. Nel frattempo scende la sera, limpidissima, e bisogna dire che con tutti i difetti che ha, è veramente molto bella vedere la croce di neon che galleggia sopra la macchia maremmana.

Ripartiamo, dirigendoci nuovamente verso nord, in direzione di Firenze; non per visitare di straforo una città in più, come molti credono, ma soltanto per mangiare in un posto scovato chissà come, dove si è mangiato molto bene ma ci è decisamente mancato il caffè. Sulla carta, la casa a Stia dove alloggeremo non è lontanissima, qualcosa tipo un'ora di viaggio, ma va' a capire come gli autisti, invece di scendere in autostrada ad Arezzo, viaggiare su una bella superstrada diritta fino a Stia e poi (e solo poi) impegolarsi nei dieci chilometri di tornanti che separano casa e paese, decidono di raggiungere Stia da Firenze con un'ora di tornanti in surplus (passando da Arezzo si sarebbe allungata parecchio in chilometri, inteso, ma non ci giurerei anche in tempo). Finalmente arriviamo ai 1000 metri della casa di Campamoli, già passate le ventitrè, ed appena saltiamo giù dal pullman affondiamo nei venti centimetri di neve. La casa è bella ed accogliente, ed anche il riscaldamento è stato acceso per tempo e vi si trova un gran bel tepore. La casa sembra un rifugio alpino, con tanto di mappa dei sentieri esposta. Nessuno dei quali sentieri è esaltante, in questa sconfinata foresta casentinese (anche parco nazionale) che ci ha già regalato, sulla strada, un tête à tête con un bel cervo maestoso. Ma meglio che non averne. Bisognerebbe provarli d'estate, a dire il vero.

Ci sistemiamo nelle camere. Oltre la casa principale, esiste anche una depandance con alcune camere. I numeri, purtroppo, non ci hanno permesso di dividere in maniera decente maschi e femmine, pertanto condividiamo lo stesso piano e stringiamo i denti. Ma, in tal senso, pensavo molto peggio. Abbiamo, nei limiti del saggio, messo nelle medesime camere ragazzi e ragazze di età diverse; come al solito, siamo molti educatori maschi, che quindi possono essere messi a presidio di ciascuna stanza, e per quanto riguarda le donne avevamo deciso per tempo di dare responsabilità personale al gruppetto di quinta superiore. Ricordando le difficoltà dell'anno precedente, oltre ad un paio di mosse che ci erano sembrate intelligenti, ero comunque abbastanza in apprensione. Ma, contro le mie aspettative, il mescolare grandi e piccoli, lungi dal far crescere più del dovuto questi, ha infantilito i primi, e quindi abbiamo avuto il casino "buono" (non per questo meno casino, o più ore di sonno. Ma con più tranquillità anche da parte nostra)

2 commenti:

Daniel ha detto...

WOW! Le celebri "Cassa's Camp Cronacs"! Ogni volta mi chiedo se sei sicuro che nessuno dei genitori o degli animati legga il tuo blog. Io ho sempre il timore che se si raccontasse nel dettaglio ai genitori cosa succede ai campi, molti terrebbero a casa i loro pargoli.
Comunque voi siete pazzi ad andare in così tanto così lontano per pochi giorni.

Cassa ha detto...

Visto che non c'è modo di guarire la pazzia del curato per quanto riguarda la distanza, io spero che con queste cronache decidano di starsene a casa! Ma non c'è verso; perlopiù si esaltano...