sabato 3 gennaio 2009

Cronache dal Campo. Due: Giorno II - 31 dicembre

Essere buoni è solo un modo più sottile di essere cattivi
Da un albero cattivo non nascono frutti buoni. E viceversa. O viceversa

Si preparava una lunga, lunghissima giornata, tutto il giorno nella casa di Campamoli a Stia. Come prima notte in un letto diverso non è che potessi aspettarmi chissà che riposo, ed infatti avevo iniziato a rigirarmi nel letto cigolante alle sei. Sceso un po' prima della sveglia, per fare colazione (o, meglio, la precolazione, ovvero il caffè) e mente locale con gli altri responsabili mattinieri. Poi, verso le 8.30, iniziano ad arrivare anche i ragazzi. Come avevamo già notato ai campi di quest'estate, in special modo i più giovani devono ancora entrare nell'ottica, tipo evitare di lasciare il proprio tavolo come un campo di battaglia che poi noi dobbiamo pulire.

Iniziamo, dopo la sistemazione, con il lavoro che renderà la mattinata piena ed intensa (e, in buona sostanza, il momento più forte di tutto il campo), cioè la riflessione in merito al racconto L'uomo che piantava gli alberi di Jean Giuno. Come prima cosa, il film d'animazione, premio Oscar 1987, sul cui sfondo viene letto il racconto; poi la riflessione personale, la riflessione a piccoli gruppi e la condivisione collettiva. Per la prima volta nella storia, abbiamo iniziato a vedere il film ed il lavoro in anticipo rispetto all'orario previsto, e di un quarto d'ora. Faremo nevicare.

Mai mi sarei aspettato il tenore ed i temi della faccenda, tra l'uomo che piantava gli alberi e Nomadelfia del giorno prima, visti dagli adolescenti. Tant'è che quella che, alla fine, pensavo fosse una peculiarità del nostro gruppo (vai a vedere i casi della vita, e poi avevamo un trascinatore che ha praticamente portato la discussione sui "suoi" temi), è saltata fuori anche nelle restituzioni di quasi tutti gli altri. Avevo solo un'adolescente del mio gruppo, e cioè di quinta, mentre gli altri erano necessariamente più giovani. Ho praticamente dovuto mettere da parte le mie riflessioni perché, nonostante tutti gli sforzi fatti, non c'è stato verso di condurre in quei paraggi il discorso, e probabilmente ora incombono come una spada di Damocle su quelli del gruppo di quinta, per i prossimi incontri. Invece, quello che gli adolescenti hanno forte è il senso della crisi, della messa in crisi...insomma c'è crisi, c'è crisi.

Il pomeriggio dovrebbe essere praticamente libero. In teoria si potrebbe scegliere di organizzare una camminata con chi vuole, ma camminare sulla strada che sale al passo non è propriamente esaltante, mentre per andare nei boschi si fa una bella fatica anche con le ciaspole, perché la neve è "vergine" (fatte salve le mille orme di animali selvatici, ungulati e cinghiali) e si sprofonda comunque. Tra l'altro, a tentare la mia accidia c'è anche il gioco in scatola di "chi vuol essere milionario", che è un bel passatempo, una volta conclusa la discussione al calor bianco su come interpretare il regolamento assurdamente macchinoso. Faccio un paio di passeggiate, ad ogni modo. La prima nel tratto di foresta sopra la casa, in teoria per raggiungere una chiesina sull'altro versante del poggio...ma il bosco è molto rado, la neve rende presto impossibile interpretare il tracciato del sentiero e, tutto sommato, dovrebbe essere una bella passeggiata per tutti, e dunque rientro. Più tardi, mentre il sole tramonta, provo invece a scendere sotto la strada. Purtroppo, essendo l'unica mappa dei sentieri incorniciata ed appesa al muro, si tratta sempre di procedere a memoria della cartina in posti che non si conoscono, tra i labili segnavia coperti di neve, e piuttosto che correre il rischio di imbarcarmi in un giro troppo lungo per il tempo che è a mia disposizione, improvviso un traverso sulle orme di un cervo (se con quelle quattro zampette e tutta la sua mole ci passa lui, figuriamoci io) per passare, sotto la strada, da "a valle della casa" a "a monte della casa", e ce la faccio anche, pur arrivando in casa stravolto, e poco prima della messa. Si tira avanti bevendo il caffè freddo avanzato dal pranzo o dalla colazione, quello che è, mentre la suora prova i canti come al solito una sesta abbondante sopra la nota standard. Durante la messa di ringraziamento, che non possiamo fare nella finitima cappellina perché troppo piccola, abbiamo questa specie di Te Deum autogestito in cui chi vuole esprime il proprio ringraziamento per il 2008. Appena finita la messa, spediti gli adolescenti a prepararsi per il Cenone a Tema (come avevo già accennato, il Gioco delle Coppie), noi ed io in particolare a confrontarsi con il problema più grosso di sempre, e cioè come sistemare i tavoli. Nel frattempo, due quattordicenni piangenti stanno attendendo i genitori, perché sono proprio malate, ma malatissime (cosa vera con beneficio d'inventario per una, per l'altra senz'altro no) e quindi devono tornare a casa. Considerato l'ora cui arrivano a prenderle, i genitori passeranno un bellissimo capodanno sul raccordo di Bologna-Casalecchio. Al tavolo d'onore siedono gli educatori, vestiti da Puffi - con Gargamella e Madre Natura - le signore cuoche (in questa due giorni sempre più relegate in cucina e meno ai gruppi, purtroppo), ed i due mitici autisti dei pullman, di cui uno cuoco, importante presenza in cucina. I due erano quasi uno stereotipo dell'autista del pullman, impagabile.

Quando le coppie scendono per la cena ci accorgiamo della grande disomogeneità del modo di interpretare il tema da parte degli adolescenti; tra quelli che lo vedono come un fastidioso dovere, una stramberia da cercare di eludere ad ogni costo ed una bella occasione di divertirsi. Dobbiamo così prevedere, accanto al premio per la coppia più bella, anche qualche premio singolo per le coppie non altrettanto omogeneamente belle (dal "membro n.1 vestito molto bene e membro n.2 che non ha capito niente", alla nota di merito particolare anche se il compagno era buono). Tra una portata e l'altra abbiamo quindi fatto presentare singolarmente le coppie, sottoponendo loro alcune prove, mentre tutti i puffi davano voti che poi uno a caso avrebbe dovuto calcolare mentre gli altri si godevano il dolce. Tra i commenti raccolti dalla giuria, specie nel capitolo "menzione speciale", abbiamo dovuto stornare dal conto dei voti quelli dati alla persona più che al costume, poiché chi ha la 36 sta bene quasiasi cosa si metta addosso, ed inserire il "premio" coppia peggiore, per due "arabi" di cui lui vestito D&G lei in minigonna che non sarebbe sopravvissuta dieci secondi in un paese arabo senza essere lapidata. Premiate come migliori coppie Anni '30 e Renzo e Lucia (che riceveranno un abbonamento annuale a qualche specie di periodico cattolico), e preparare il brindisi di anno nuovo con spumante secco o dolce (il dolce che va molto più del secco, questi adolescenti non hanno gusto). Poi iniziano i balli, e sprofondo in un coma che nemmeno dare fondo alle scorte di caffè riesce a sanare. Dopo aver chiarito il programma per l'indomani e deciso a che ora porre fine all'agonia collettiva, salgo al piano superiore, nominalmente per assicurarmi che nessuno sparisca in camera, in pratica sperando di riuscire a infilarci qualche decina di minuti di sonno abusivo. Sonno che non viene portato a casa. Fine della festa alle ore 2.00, silenzio ottenuto in un intorno delle 3.25. Il programma prevedeva lodi facoltative alle 8.30, e colazione per tutti alle 9.00. Tanto sso'ggiovani.

1 commento:

Daniel ha detto...

Scommetto che chi piangeva il 31 erano ragazze e quindi sarebbe più "corretto" scrivere che erano due quattoridicenne, plurale di quattordicenna ovviamente.

Bello il libercolo L'uomo che piantava gli alberi. L'ho letto con molto piacere. Tra l'altro devo chiederlo indietro ad un amico cui l'ho prestato.