venerdì 24 ottobre 2008

L'unico, il mitico, KoSSiga!


Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI - ROMA PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitico Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia»
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Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

È dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo»
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Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente»
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CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev'essere prudente»

Ora, non vi devo certo dire io che Internet, Facebook ed un po' tutti i blog sono pieni di gente che si scandalizza per questa intervista. Io stesso, che pure ho una simpatia istintiva per Cossiga, dalle frasi riportate avevo giudicato questa intervista come una fortissima provocazione, allo scopo di far riflettere sui meccanismi non proprio limpidi dell'Italia repubblicana e sul fatto che la violenza di Stato non è uno scandalo; concetto che, invece, è patrimonio di tante anime pie.

Leggendo tutta l'intervista, però, a me sembra chiaro che l'obiettivo sia un altro, cioè le analogie (che, ad ogni modo, io non vedo) tra l'agitazione di questi giorni ed i disgraziati '68 e '77 (ma più che altro '77); e come una maggior vigilanza (ed un intervento più deciso) ci avrebbero risparmiato anni grigio...piombo. E, comunque, occupare è illegale. Fare lezioni in piazza, no; e tra l'altro credo sia anche una modalità di protesta interessante.

2 commenti:

Daniel ha detto...

Se fossimo davanti a un momento davvero così critico per l'intero ordine nazionale, come descritto nell'intervista, appoggerei una linea d'azione del genere, forse. Sarebbe un modo come un altro per portare di nuovo sotto controllo la situazione e dare una lezione a tutti quelli che ne necessitano. Ma dubito seriamente che si tratti di qualcosa del genere.

Gli studenti delle superiori, mi è parso di capire al liceo, si infiammano volentieri per un qualsiasi motivo che faccia saltare lezione, li porti in tv e li faccia sentire partecipi della maturazione politica del Paese. Sono fiammate senza base, alimentate da alcool. E questo alcool è la comunicazione che infervora e connette in breve tempo molte persone, ma nel giro di una settimana al massimo nessuno se ne ricorderà più, come delle tante marce della pace o così, che ammetto, in alcuni casi vi ho anche preso parte.

Ad essere sincero a Bolzano non se ne sente niente di tutto ciò e non è che me ne freghi molto, ma mi sembra di capire che la Gelmini in prima persona, così come l'intero Partito, necessiterebbero di lezioni di comunicazione ai giovani e in genere (fuorché Berlusconi che ammiro solo per questo).

Cassa ha detto...

La mia impressione è che la partecipazione e l'agitazione sia montata dai mezzi di comunicazione, i giornali in particolare; perché mi risulta difficile coniugare quello che ho letto sui giornali, anche a proposito della mia università, e quello che ho visto di persona, ed i miei colleghi con cui ne ho parlato.

Poi, il mio "sentimento" è che il metodo di agitazione delle università milanesi sia sostanzialmente condivisibile (l'esecrazione dei fatti di Stazione Cadorna sembra fatto assodato), molto più delle occupazioni degli "studenti medi" o del casino di quelli di Roma.
Quello su cui sono molto più tiepido è il merito, perché mi sembra che si stia facendo, sull'università soprattutto, un dramma più grande del dovuto.

Ma, e qui spezzo una lancia in favore di Cossiga, non si fa mai male a vigilare