Fine settimana movimentato, senza essersi allontanati, né fisicamente né - soprattutto - con la testa, dalla parrocchia e dall'oratorio. E non c'è bisogno di nessun bigottismo che, comunque, non abita in questi luoghi, per passare comunque del buon tempo, divertirsi e svolgere, si spera, anche una funzione utile.
Tutto, come al solito, incomincia venerdì con l'incontro di catechesi per gli adolescenti ed i giovani. Tra l'altro, per la prima volta di quest'anno (ma, in buona approssimazione, anche dell'anno scorso) sono arrivato in anticipo rispetto all'orario nominale (in ritardo rispetto all'orario effettivo è impossibile, visto che si fa sempre una gran fatica a trascinare il centinaio di adolescenti dall'oratorio alla chiesa vecchia di Scanzo e ritorno). Per il gruppo di V Superiore ed il gruppo giovani battezzato G6 il programma, dopo la consueta preghiera tfiutti insieme, prevedeva la visione del film Mary di Abel Ferrara (tra l'altro, premio giuria cattolica a Venezia 2005); film di discussione, secondo la definizione del curato don Alessandro; discussione, a dire il vero, che sarebbe partita forse se avessimo incominciato prima, perché adolescenti e giovani hanno meno resistenza di quanto pensassi, e finito il film più che riassumerlo non erano in grado di fare. In teoria, doveva esserci un momento di riflessione per quelli di V, onde sistematizzare le questioni aperte sul rapporto con Dio; in pratica, è stato un fare l'ennesima volta il punto (che poi sarà da rifare, temo, in quanto settimana prossima c'è il film per tutti). Ma intorno alle undici è difficile sia che rimanga in mente quello che si dice, sia che si sia disposti ad intervenire in maniera produttiva. Pertanto, l'attività più produttiva della serata è stato il successivo trasferimento all'Ein Mass di Torre, tra qualche educatore e qualche giovane, i cui discorsi (tra l'altro nel cui dovrei esserci anch'io, ma per qualche forma di pregiudizio, o a ragion veduta, salta sempre fuori che tu non puoi parlare di queste cose, e dunque non posso essere incluso nel novero) non sono riportabili né qui né altrove. Altre due birre in meno da provare dalla carta.
Mentre la gran parte degli amici di partito, e diversi compaesani, scendevano a Roma, il mio sabato mattina è stato dedicato alle ennesime prove della presentazione della tesi, con vari ed eventuali aggiustamenti alla presentazione, mentre nel pomeriggio ho atteso a preparazioni meno fondamentali ma non per questo trascurabili in vista dell'esame di laurea. Per cena ero stato invitato, insieme a Fabio, al diciottesimo compleanno di uno dei miei adolescenti di catechismo, che non festeggiava in un esclusivo esasperato lounge bar come quell'altra volta, ma più semplicemente all'Oratorio di Negrone. E, difatti, si è mangiato in abbondanza (e bevuto molto meno); ma, dopo la cena, è venuta la parte migliore dell'affare: il film di Futurama (non si capisce perché è passato al cinema il molto meno speciale film dei Simpson, e questo è stato dimenticato); al cui termine, mentre le brave ospiti (e, al solito, il brave è per la maggior parte ironico) andavano a casa perché erano passate le undici e trenta, noi tiravamo la mezza ed il relativo effettivo compleanno del festeggiato guardando spezzoni del film di Jackass che (tra le altre cose) gli avevamo regalato.
Ma la vera giornata campale è stata oggi, domenica. Centosessantaerottesimo anniversario della dedicazione della parrocchiale, e solenne ingresso del nuovo Prevosto di Rosciate (il titolo prepositurale è una storia lunga), don Fabrizio Lazzari. Con tutto il contorno di eventi che un fatto del genere comporta, e per affrontare i quali anche l'ora ulteriore di sonno non è sufficiente. Accoglienza alle ore dieci presso il monumento Cristo Porta Di Vita, messa solenne di ingresso con il vicario ed i sacerdoti del circondario; dopo la messa, pranzo per i parenti del neopastore (orribile neologismo, in quanto mischia greco e latino), per i membri del Consiglio Pastorale, del Consiglio d'Oratorio e del Consiglio degli Affari Economici; dunque, tra gli altri anche per me. Pranzo come sempre impegnativo, anche perché si è sfiorata la crisi in merito alle competenze ed alle riunioni del Consiglio d'Oratorio, e finito per le quindici e trenta. Quando alle sedici e trenta sarebbe iniziato lo spettacolo di benvenuto, durato poi fino alle diciotto e seguito dal lungo rinfresco (è vero che tutti i presenti al pranzo erano ben più che pieni, ma la gola non sarebbe un vizio se ci si limitasse a mangiare quando si ha fame) che ha concluso la serata, la festa, l'accoglienza ed anche il fine settimana. Tutto in parrocchia.
4 commenti:
Titolo prepositurale: ???
"prevosto", appunto.
...che vuol dire "parroco" nel tuo dialetto???
"parroco" si dice preòst, che è calcato da "prevosto" ma si applica anche a chi prevosto non è.
Il prevosto è il parroco di una parrocchia foranea (cioè la sede di un vicariato foraneo, semplicemente "vicariato" a Bergamo, altrove, ad es., "decanato"), o di una parrocchia cui è attribuito il particolare privilegio. Esistono prevosti mitriati (ad es., il decano di Lecco e quello di Monza) e il titolo di prevosto è tipico dell'arcidiocesi di Milano e del rito ambrosiano; ed alla derivazione ambrosiana va ascritto il fatto che i prevosti sono diffusi per la maggior parte in Lombardia.
Ora, perché la parrocchia di Rosciate sia prepositurale non mi è chiaro. Avevo letto qualcosa anni fa ma non mi ricordo nulla; l'unica cosa certa è che non siamo sede di vicariato foraneo. Mi *sembra* che il privilegio sia stato dato come privilegio personale ad un parroco di qualche secolo fa e poi esteso in perpetuum; forse è perché dalla parrocchia di Rosciate dipendevano diverse chiese del circondario con cappellani propri, forse boh. Quello che è certo, è che il parroco di Rosciate è un prevosto (non mitriato)
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