La mia libertà finisce dove incomincia quella degli altri
Per essere inglesi, cagata. È incredibile quante stupidaggini si nascondano dietro il politically correct. Sembra che gli estensori del concetto non siano in grado di accettarne la portata, e dunque ci appongano limiti surriettizi. L'altro? E chi sarebbe? Che diritto ha su di me?
Diciamo le cose come stanno, invece. Poiché non si riesce a concepire che Libertà non sia uguale a Bene, e poiché, di fatto, dalla libertà nasce (o può nascere) parecchio male, si impone questo puntello sociale dell'"altro". Non che ci sia niente di sbagliato (niente di radicalmente sbagliato, almeno) nel farlo. Ma sia chiaro, è un di più (un di meno, in pratica) della Libertà. Che è tale se - almeno per quanto riguarda la libertà di volere - soggettivamente omofondata.
(Non che voglia fare il Kant ed inventare le parole, però a concetti difficili parole difficili: tralasciando la discussione sul fondamento oggettivo della libertà, il singolo soggetto-volontà è libero quando determina per se la propria volontà; e dunque non in relazione a questi altri)
2 commenti:
Si abbina bene a "mors tua vita mea". Se la libertà finisce dove inizia quella degli altri, facciamo fuori tutti gli altri e saremo infinitamente liberi.
Sarà... ma non travisiamo un concetto fondamentale. Per come la vedo io quella frase dice che deve esistere un limite alla propria libertà e susseguentemente alla libertà di ogni individuo. Tra l'altro non mi sembra tanto "politically correct" (è un principio che viene spesso ignorato), quanto un fondamento della convivenza civile. Poi, siete liberi di pensarla come volete.
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