...ed era parecchio che non succedeva.
Non è essere di cattivo umore, non è avercela con il mondo od una persona in particolare, non è avere la luna storta perché non è stata giornata, o settimana, o non è vita.
È non sentirsi a casa, o come nei famosi sogni in cui ci si vede a parlare in pubblico nudi, anche se poi è scontato che è un sogno, ma ci si sveglia lo stesso rassicurati. (A proposito: ho scoperto di recente che la maggior parte delle persone non si rende conto che sta sognando, e pensa di vivere davvero quello che sogna. Boh. Si vede che io non ho abbastanza fantasia, oppure sono troppo distaccato).
È come un bambino che ha un segreto stupido, tipo che ha rubato i biscotti, e adesso non sa come dire che ha il mal di pancia, perché sarebbe subito scoperto - ma la mamma non è stupida ed ha visto tutte le briciole per la cucina, e non deve scoprire nulla.
Ecco, mi sento a disagio come quel bambino. Non posso certo dire di aver custodito gelosemente il mio segreto, ma certo non l'ho affisso ai muri; e vedere che qualcuno lo sa - senza che gli sia stato detto, che io sappia - mi fa sentire come un ladro colto in flagranza di reato. E non che abbia molto senso anche negare, di cui pure sono maestro, visto che oltre a non essere effettivamente più possibile è anche ingiusto.
Ma perché sono a disagio? Mi sentirò pure come colto in flagrante, ma certo non credo sia un reato quello che ho commesso; e non va neanche contro l'onore, la giustizia, o cose affini. Due cose. La prima è che non è da me. Come se si scoprisse che Berlusconi, che pur se ne vantò, a suo tempo, non ha sulla scrivania "Il Principe" di Machiavelli, ma Harry Potter. Ho ancora nelle orecchie due giudizi sul mio conto, dati a distanza di anni e da due persone diversissime, ma parimenti molto veri "La tua aridità ci preoccupa" e "Ma quanto è bello questo cinismo". Ecco, questo è il vero Cassa, o perlomeno il Cassa che vale la pena conoscere, mica quell'altro, di cui pure su queste pagine sto dando eccessivo spettacolo. E non solo questo, non che si veda soltanto come un problema di immagine. Avevo giurato a me stesso che giammai avrei dovuto cadere in una trappola di tal fatta, che si fa anche presto ad iniziare bene, ma poi conduce alla rovina.
E la seconda cosa, più importante e seria.
A chi piacciono i sentimenti, in particolare quelli degli altri? A nessuno, ovvio. Li subiscono un po' tutti, come dice pure la parola stessa: passioni, da patire. Non riesco nemmeno ad immaginare quale fastidio possa dare essere oggetto di un qualche tipo di sentimento da parte di qualcun altro, in particolar modo se si condivide poco o punto. E, se sono a disagio io, quale disagio sto procurando a quell'altra, che certo non lo merita, e nemmeno, voce populi, ne ha mai fornito ragioni?
Io, confesso, ero convinto non di mantenerlo segreto, ma certo non che facessi di tutto per farlo sapere in giro; anzi. Ma, evidentemente, così non va.
Sono allora due le alternative che si potrebbero intraprendere. O fare un passo indietro, e stare alla finestra, o cercare di segnare il punto. L'uno comodo ma doloroso, l'altro faticoso, senza alcuna possibilità di riuscita, e senz'altro foriero di male.
Un male non meritato, di cui ho coscienza.
Il male.
Non è essere di cattivo umore, non è avercela con il mondo od una persona in particolare, non è avere la luna storta perché non è stata giornata, o settimana, o non è vita.
È non sentirsi a casa, o come nei famosi sogni in cui ci si vede a parlare in pubblico nudi, anche se poi è scontato che è un sogno, ma ci si sveglia lo stesso rassicurati. (A proposito: ho scoperto di recente che la maggior parte delle persone non si rende conto che sta sognando, e pensa di vivere davvero quello che sogna. Boh. Si vede che io non ho abbastanza fantasia, oppure sono troppo distaccato).
È come un bambino che ha un segreto stupido, tipo che ha rubato i biscotti, e adesso non sa come dire che ha il mal di pancia, perché sarebbe subito scoperto - ma la mamma non è stupida ed ha visto tutte le briciole per la cucina, e non deve scoprire nulla.
Ecco, mi sento a disagio come quel bambino. Non posso certo dire di aver custodito gelosemente il mio segreto, ma certo non l'ho affisso ai muri; e vedere che qualcuno lo sa - senza che gli sia stato detto, che io sappia - mi fa sentire come un ladro colto in flagranza di reato. E non che abbia molto senso anche negare, di cui pure sono maestro, visto che oltre a non essere effettivamente più possibile è anche ingiusto.
Ma perché sono a disagio? Mi sentirò pure come colto in flagrante, ma certo non credo sia un reato quello che ho commesso; e non va neanche contro l'onore, la giustizia, o cose affini. Due cose. La prima è che non è da me. Come se si scoprisse che Berlusconi, che pur se ne vantò, a suo tempo, non ha sulla scrivania "Il Principe" di Machiavelli, ma Harry Potter. Ho ancora nelle orecchie due giudizi sul mio conto, dati a distanza di anni e da due persone diversissime, ma parimenti molto veri "La tua aridità ci preoccupa" e "Ma quanto è bello questo cinismo". Ecco, questo è il vero Cassa, o perlomeno il Cassa che vale la pena conoscere, mica quell'altro, di cui pure su queste pagine sto dando eccessivo spettacolo. E non solo questo, non che si veda soltanto come un problema di immagine. Avevo giurato a me stesso che giammai avrei dovuto cadere in una trappola di tal fatta, che si fa anche presto ad iniziare bene, ma poi conduce alla rovina.
E la seconda cosa, più importante e seria.
A chi piacciono i sentimenti, in particolare quelli degli altri? A nessuno, ovvio. Li subiscono un po' tutti, come dice pure la parola stessa: passioni, da patire. Non riesco nemmeno ad immaginare quale fastidio possa dare essere oggetto di un qualche tipo di sentimento da parte di qualcun altro, in particolar modo se si condivide poco o punto. E, se sono a disagio io, quale disagio sto procurando a quell'altra, che certo non lo merita, e nemmeno, voce populi, ne ha mai fornito ragioni?
Io, confesso, ero convinto non di mantenerlo segreto, ma certo non che facessi di tutto per farlo sapere in giro; anzi. Ma, evidentemente, così non va.
Sono allora due le alternative che si potrebbero intraprendere. O fare un passo indietro, e stare alla finestra, o cercare di segnare il punto. L'uno comodo ma doloroso, l'altro faticoso, senza alcuna possibilità di riuscita, e senz'altro foriero di male.
Un male non meritato, di cui ho coscienza.
Il male.
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