martedì 2 gennaio 2007

Ultimo dell'anno

Benché non sia sensatissimo iniziare un anno ricordando come è finito quello vecchio, potrei anche contare su qualcosa, tanto per fare.

C'è, a partire da metà novembre, quest'ansia su cosa organizzare per l'ultimo dell'anno. In paese c'è questa nostra compagnia di otto baldi giovani tra i venti e i ventidue, con la quale abbiamo organizzato alcuni degli ultimi più degenerati che si possa pensare (no, forse non tanto quanto stiate pensando, ma insomma ci difendiamo bene). Abbiamo organizzato per passare l'ultimo in una casetta ad Ardesio, ma sul più bello quello di noi che metteva la casa ha scoperto di dover lavorare, per la banca, fino a notte del 29 ed allora gli è passata la voglia. La compagnia si è spaccata, non senza qualche dramma personale, tra quelli che volevano fare una cosa un po' da veci (questo commento è di parte, non condividendone io le scelte) con tanto di cena d'ordinanza, festa sulle piste da sci e morosa al seguito, e quelli (alla cui nobile compagine appartengo) che ritengono le morose essere gran cosa per chi ce le ha ma grande seccatura per gli amici dei suddetti (senza contare l'inopportunità di certi atteggiamenti teneri mentre si dovrebbe bere whisky e giocare a poker o del socio che cucina una salsiccia alle quattro del mattino mentre l'altro non vuole che coccolare stretta stretta la sua girl). Mentre i primi sarebbero andati a Branzi (altra valle e tutt'altro ambiente che Ardesio) a fare il fine settimana secondo comandamenti (con tanto di sciate ecc.), noi rimanevamo in braghe di tela per "colpa" del lavoro di uno di noi - che per la cronaca è noto come Geordie (una storia lunga che ha a che fare più con Gabry Ponte che con De André) - e già qualcuno cedeva dalla nostra linea di intransigente misoginia per scendere a patti.
Fortunatamente si prospetta all'ultimo una mia casetta in Valbonaga di Sopra (altra valle ancora, ma questa è quasi collina) e dirottiamo su quella, perdendo però per strada un altro che da tutta questa incertezza (scioltasi il giorno 28) ha deciso di fare il no global e di andare a letto alle nove (salvo poi alzarsi per le cinque del primo ed andare a concludere la nottata con altri personaggi malati di Rosciate).
Insomma, tra banca e incomprensioni varie il 30 per pranzo arriviamo su là alla Valbonaga in due (quello che ha lavorato fino a notte arriverà poi nel pomeriggio). Siamo pronti a tutto: dal sacco a pelo e le stufe elettriche (perché lì il riscaldamento non c'è, capodanno vintage) ad abbondanti vettovagliamenti. Nel pomeriggio scopriamo, nel corso di una passeggiata per stradelle amene, un ottimo belvedere (per gli intenditori e gli autoctoni in località Uccellera, sulla Corna Bisona) con tanto di campane che sarebbe ottimo per fare un po' di casino alla mezzanotte.

Prego notasi foto aerea che indica casa mia a Valbonaga(1) e il belvedere della Cappella Alpina sulla Corna Bisona (2)


Poi, dopo cena, giro a vuoto in mezzo alla nebbia della Brianza (si va in trasferta) fino a finire in uno scantinato a Cernusco Lombardone con un sacco di squatter (la parola non ha qui il significato originale legato ai contestatori torinesi, ma nel mio giro è sinonimo di truzzo) che invece di entrare stazionano davanti all'entrata, probabilmente per non perdere di vista la moto truccata; beh, meglio, visto che dentro si sta larghi.
Ma ecco che iniziano i problemi: a Fabio (cioè non io e non Geordie) sale la febbre, e non c'è niente da fare: l'indomani quello vuole tornare a casa a farsi cuà dalla mamma, e così sfuma anche il nostro ultimo dell'anno - perché di stare via solo in due non se ne parla.
Dopo un pranzo assurdo, perché c'è da finire tutto il cibo per i tre giorni successivi, torniamo a Rosciate, scarichiamo dalla mammina il malato e...visto che di saltare l'ultimo non se ne parla, smacchinata fino a Branzi - alla cena da veci che non volevamo fare. In realtà, la cena in sé era ottima, ma quando ci avvediamo che gli altri si stanno rilassando, non hanno fretta di tirarsi a bolla perché poi andranno su a Foppolo a condividere il veglione con milanesi assortiti, né voglia di far fuori il palmo di Jack che non avevamo finito (per via della malattia di Fabio) a Valbonaga, risaltiamo in macchina e di nuovo giù a Rosciate.
Uno direbbe: siete matti, che ci tornate a fare al paese che tutti sono via? In realtà non tutti sono via, perché i giovani (purtroppo un falinino più giovani di noi) dell'Oratorio quest'anno si erano globalizzati, ed avevano organizzato un festone da paura con quelli delle parrocchie vicine (a qualcuno interessa quali? non credo), ed allora noi eccoci là - siamo bravi ragazzi, in fondo...
Non per altro, per fare gli stupidi urlando al microfono della consolle. Come quando eravamo quattordici, o sedicenni pieni di aspettative puntualmente deluse. Se si aggiunge che non era old style soltanto l'ambiente oratoriale, ma anche la selezione del dj (perché avevo avuto voce in capitolo), abbiamo passato delle ore discrete in un clima tardo 2001 che inebria sempre un po'.

In effetti niente di eccezionale, ma almeno il mattino del primo non avevo mal di testa. E da qualche parte dev'essere avanzato il mio socio il Jack (old no 7)

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