Oggi abbiamo ricominciato, giù a Milano.
Dopo quasi venti giorni di ferie, poteva essere durissimo saltar fuori dal letto alle 6.20, contare i secondi per non perdere il treno delle 7.19 per Milano Porta Garibaldi, scandire di stazione in stazione (Ponte San Pietro, Terno, Calusco, Paderno-Robbiate, Carnate-Usmate, Arcore, Monza, Sesto S. Giovanni, Milano Greco Pirelli) i minuti di ritardo accumulati, pressarsi insieme alle altre centinaia di pendolari più o meno assonnati nel sottopassaggio, attraversare la rossa Auschwitz avvolta dalla tenue foschia del mattino, andare a sedersi nel forno crematorio dell'U1-01. Per poi, dopo diverse ore, fare tutto a ritroso.
In effetti lo stress c'è già stato, non ero ancora arrivato che già bramavo il mio caffè ristoratore, e mai come oggi mi sono accorto di quanto non sopporti quelli che indugiano prima di uscire dalla fila, al cambio dell'ora.
Ma, come sempre, mi è piaciuto. Stare a casa a fingere di far nulla (perché in realtà studiavo, altrimenti mi sembra di mangiare il pane a tradimento) è decisamente più pesante: c'è sempre qualche sorella che viene a romperti chiedendoti di aiutarla nei compiti, o qualche fratello che non si sogna nemmeno di fare i compiti ma che comunque ti chiede quello che gli viene in mente, tanto per distrarsi. E poi all'università c'è compagnia solitamente intelligente, o amena, od entrambe le cose insieme.
E sembra di essere vivi.
lunedì 8 gennaio 2007
Riparte l'università
Pubblicato da Cassa alle 22:08
Etichette: università
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