Da un lato, per affrontare certe esperienze bisogna partire con una grande disponibilità a mettersi in gioco; disponibilità che fino a quest'anno non ho mai avuto, perché sì - gli anni scorsi cadevano sempre in mezzo alla sessione d'esami, ma forse quest'anno no? Gli è che bisogna sapersi dare delle priorità, e fino a che punto si è disposti a giocarsi per quello che si ritiene importante.
Dall'altro, in evi remotissimi avevo già vissuto l'esperienza degli Esercizi Spirituali; esperienza misurata all'età che avevo, ma impostazione affatto uguale. Anche perché, a ben vedere, i "nostri" preti escono dal seminario, e l'esperienza di esercizi che si fa lì è abbastanza uniformante. E quindi, va bene mettersi in gioco, ma più o meno sapendo - intuendo - percependo dove si sarebbe andati a parare. Perché, comunque, non è da me fare qualcosa - qualsiasi cosa - alla cieca. In questo dovrei forse imparare dai miei amici che sono venuti invece così, gratis.
Si parlava di preti - ed il primo scherzo da prete me lo tira don Poletti, un po' il boss delle politiche giovanili del vicariato; perché, per l'inatteso concorso di giovani agli esercizi, ci sono problemi di camere, e qualcuno s'ha da offrire per rinunciare alla camera singola, che garantisce discrezione e concentrazione, e si chiede a noi di Scanzorosciate, tra gli altri, e per alcune considerazioni capita, tra gli altri, anche a me. In camera con un amico, fin troppo socio, che si è capito da subito che sarebbe stato difficile fare trentasei ore di silenzio.
Dopo che, a cena, le suore iniziano a viziarci con dosi pantagrueliche di cibo, ed al tempo stesso ad intimorirci elencando spietate i mille allarmi che avremmo fatto scattare qualsiasi cosa avessimo toccato nell'eremo, incontriamo la prima meditazione e facciamo la conoscenza con il predicatore, don Loran vicerettore del teoquadriennio, e quindi in un certo modo il capo dei miei compagni di un tempo. Primo pensiero: se è prete da soli cinque anni e già gli è stata affidata questa responsabilità, si prevede una carriera non indifferente.
Attrazione turistica principale di Bienno, dove ci troviamo, è la statua dorata del Sacro Cuore che incombe sulla Valcamonica, in kitschissimo stile anni '30, a qualche minuto di salita dall'eremo, ed il giorno di sabato, dopo le intense meditazioni del mattino (che, per me, due meditazioni nel giro di due ore sono troppe, ma su questo in Co.Vi.Gi. non c'era consenso) ed il solito abbondantissimo esagerato pranzo, per alleggerirsi prendo l'iniziativa di salirci. Me ne sono partito in solitudine, sono salito per vie traverse ed ecco, proprio in vista del piedistallo, una cuffia bianca che garrisce al forte vento della valle. La suora ed il don mi precedono. Risalirò più tardi nel pomeriggio, dopo la confessione, insieme a Fabio - che ormai smania per parlare in libertà, e mi sembra più opportuno condurlo fuori, ché almeno e l'apparenza è salva e nessuno è disturbato.
Nonostante il cambio d'aria, sia a cena che nell'immediato dopo cena il silenzio scricchiola; anche perché, a mio modesto parere, un conto è la funzionalità del silenzio per le meditazioni ed il raccoglimento, un conto è il silenzio per il silenzio, che sarà anche un esercizio di continenza ma dopo un po' diventa sterile. Perché fare le facce a cena, ma non parlare, è più stupido che fare quattro parole, per quanto superficiali. Veglia serale ed adorazione notturna, dopo aver scelto (scelto!) il turno più assurdo, dalle tre e mezza alle quattro (che poi si prolunga, ma tanto svegli per svegli), che così fa dormire, almeno me che sono un abitudinario, malissimo, ed alle quattro e mezza la tentazione di stare in piedi e chi s'è visto s'è visto è forte. Anche se poi decido di riposare, ché l'ultima mattina necessita di attenzione, per il potente volo che dalla Creazione conduce fino alla Ricapitolazione di tutto in Cristo.
Nel video, una delle aguzz...suore che ci riempivano di cibo, che si cimenta nel tormentone degli esercizi, s-cécc!
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