domenica 15 marzo 2009

Dall'imagine tesa

Dall'imagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza d'attesa -
e non aspetto nessuno:

nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:

fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:

ma deve venire,
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto:

verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio

Clemente Rebora

E vorrebbe farmi credere che in realtà l'aveva scritta per una donna...

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