domenica 30 novembre 2008

Euterpe

Ah, per interpretare il titolo vedetevela un po' voi

È qualche settimana che non mi capita di descrivere i miei fine settimana; fondamentalmente perché non ho tempo di mettermi a scriverne la cronaca, oppure - in qualche caso - perché mi servirebbero delle foto, o dei dettagli aggiuntivi, e finché non me li procuro non ha senso scrivere; ma quando li ottengo, ormai è passato del tempo e non ha più molto senso farlo. Così. anche stasera non mi metterò a descrivere la tranquilla ma piacevole serata di ieri al Maivisto di Sedrina (che per tenere fede al nome uccidono tutti quelli che ci sono stati una volta, o alla meglio li accecano), che sarebbe un birrificio artiginale, o quella di oggi all'oratorio con gli adolescenti.

Piuttosto, di oggi pomeriggio quando, sfumata l'idea di andare in cerca di neve, che non credo si dovesse andare molto distante da casa (ad aver voglia di camminare, dieci minuti di auto e poi meno di un'oretta verso il Misma bastava, ma anche andare - per dire - a Monte di Nese o giù di lì), sono invitato ad andare a Negrone per suonare con Fabio alla batteria e Rocco al basso. Questo, se proprio uno vuole ostinarsi con l'analogico, è il tipo di formazione che più mi va a genio (io, poi, non è che mi possa portare una tastiera analogica, niente Hammond come si può ben pensare) - per quanto io programmerei drum machine e sequencer e chi s'è visto s'è visto; ed invece è venuto anche un chitarrista. Per un po' di tempo rock senza niente di speciale (ed io non riesco a capire chi vi s'appassiona, ché io l'ho sempre trovato e lo trovo tutt'ora noioso); ma poi abbiamo (dopo il commiato del chitarrista) optato per un tentativo di interpretazione di Calvin Harris, che è un produttore electroclash per cui Fabio ha preso una specie di cotta, e che non manca di sottolineare essere nato nel 1984, e quindi essere suo coetaneo. Mette a dura prova il bassista, mentre bene o male io mi trovo meglio: per prima cosa mi piace la musica, e poi mi fa ricordare che devo assolutamente comprare un sintetizzatore. Non una tastiera MIDI da attaccare al computer. Proprio un sintetizzatore con tutte le manopole varie. E poi finalmente non c'è più la chitarra a sporcare il suono (già, non mi piacciono le chitarre elettriche, né i suoni sporchi). Dopo un po', non cercavamo nemmeno più di imitare i brani che ascoltavamo al computer (e di cui qui si trova un assaggio, giusto per capire il genere), ma semplicemente improvvisavano con quello stile. Qui c'è materiale su cui lavorare, come si dice.

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