Mia sorella voleva che, una volta presa la laurea, me ne partissi per un viaggio in qualche destinazione esotica; alcuni amici optavano per il non molto esotico Lido di Jesolo, e per un più modesto fine settimana. Io, che - come vado ripetendo da anni - non amo viaggiare, me ne sono stato a casa, perlopiù steso sul divano. Ma, pur venendo meno la mia volontà, non sono venuti meno i fatti, e quindi c'è molto da raccontare.
Giovedì sarebbe un giorno che, nonostante gli intenti dell'universitario viveur mi avessero a suo tempo fatto conteggiare come fine settimana, in pratica è sempre stata una serata di divano, poltrona, o al limite, ma una volta ogni tanto, bar dell'oratorio. E, mentre là ero, a bere lo speciale whisky&soda che ci prepariamo solitamente, si fa vivo Epo che è stato morso dal germe della ggioventù nel senso più deleterio del termine, e non può sopportare di non uscire una sera. E, possibilmente, girare il più possibile. Così, anche considerato che io avevo, in effetti, un po' da festeggiare, mi ha portato all'UD di Bergamo, in zona Cinque Vie, perché il giovedì vi si tiene una sorta di serata internazionale. In sostanza, tutte le persone fornite di abbondante buontempo vi convengono per darsi un'aria cosmopolita, approfittando del manipolo di studenti Erasmus che ha avuto la pessima idea di venire a Bergamo; tali persone di abbondante buontempo essendo, in massima parte, studenti universitari (perché se sei alle superiori magari tua madre ha da ridire se rientri all'una in settimana, e se vai a lavorare hai di meglio da fare che pigiarti in un locale fighetto dall'imbarazzante carta dei vini), specie se fuori sede - quanti studenti fuori sede possono esserci a Bergamo? Quindici?
Subito individuati da uno di Locate con cui eravamo stati insieme a Roma millenni fa, Epo è a propria volta incocciato in un tale (ex Lussana, difatti dall'aria familiare) conosciuto ad una festa del Fanto - e lascio solo immaginare che tipo dovesse essere - che in quindici secondi ha individuato tavolo di ragazze, vi si è fiondato, si è presentato, ha coinvolto le due più piacenti in una conversazione ed ha a propria volta introdotto noi due: Epo affascinato dall'efficacia dell'approccio, io piuttosto attratto dal dvd di Zoolander che passava sugli schermi al plasma. Probabilmente troppo asociale per questo tipo di rapporti estemporanei, ho osservato invece con curioso interesse scientifico come, mentre il tempo passava, saltasse fuori che tutti i gruppetti seduti ai diversi tavoli in un modo o nell'altro si conoscessero, e come piano piano si sia formato un'unica tavolata. Essendomi già fatta un'idea precisa e nient'affatto lusinghiera delle universitarie fuori sede, ho sfruttato la mezza frase di politica che ho colto sulla tavolata per improssivare una mezza concione sulla famigerata 133. Quando i gestori del locale hanno acceso le luci, per suggerirci diplomaticamente di levare le tende, abbiamo tentato di andarcene a casa, ma siamo stati coinvolti nella ricerca di un ulteriore locale in centro a Bergamo dove bere qualcosa, come se fino a quel momento non avessimo fatto altro. Trovata la birreria deserta ci siamo accomodati, e siamo (ma soprattutto sono) stato incastrato in una conversazione inconcludente con una stralunata dark (sapevo che non dovevo vestirmi di nero, le avrò ispirato fiducia) che, per le assurdità che diceva, ho decisamente sopportato più del dovuto, cercando di capire gli scampoli di ragionamento che produceva. In conclusione: se non sai nulla di una questione, taci. Specie se è una questione scientifica.
Venerdì era in programma l'evento del fine settimana, ovvero il Pranzo dei Dottori, i laureati in fisica alla Bicocca negli appelli di settembre ed ottobre. Siamo convenuti a Morbegno (SO), onde mangiare sciatt, pizzoccheri e brasato. Gli afferenti a Milano avevano calcolato il treno più adatto per andare e tornare, onde non aver problemi etilici, anche considerata la distanza tra Morbegno ed il resto del mondo. Io, solitario dalla mia Bergamo, avevo in un primo momento valutato di raggiungere il posto per la strada in assoluto più diretta, cioè il Passo S. Marco in cima alla Val Brembana, ma le precipitazioni degli ultimi giorni, nevose sopra i mille e rotti, ne avevano sicuramente determinato la chiusura. Pertanto, si era pensato di andare a Lecco e prendere là il treno, ma problemi logistici (il parcheggio in primo luogo, ma non va sottovalutato l'"aver perso il treno" (a Lecco era scontato, ma contavo di raggiungerlo a Varenna) mi hanno spinto a raggiungere Morbegno con la gloriosa AX. E, dopo l'ottimo pranzo, motivi sentimentali (ma non pensate a chissà chi: è noto che io amo la montagna) mi hanno indotto a fare rientro ai miei luoghi dopo un lungo giro alpino, risalendo la Valtellina fino a raggiungere il piano Aprico della canzone del Piave ed a scendere poi per Edolo, la Val Camonica e la Val Cavallina. Un ritorno fantastico: neve e veloce guida di montagna (la strada è molto bella). La sera niente di speciale, perché come al solito c'è catechismo per gli adolescenti (e, comunque, chi aveva più voglia di fare alcunché?). E, al termine dell'incontro - film, troppo un'americanata buonista per venire incontro ai più basilari gusti cinematografici - solita tappa all'Ein Mass, per provare una nuova birra (e mangiare un brezel: buoni!)
Ma, come al solito, la resa dei conti è il sabato. Dopo il consueto convegno di tutti e quattro, Fabio io Epo e Geordie, al bar dell'oratorio, siamo andati alla Cafeteria di Treviolo, locale in auge da quest'anno come ritrovo della Bergamo bene, e pertanto non proprio in cima alla lista dei posti che volevo visitare. Nonostante l'iniziale perplessità suscitataci da un tizio vestito di bianco dalla testa ai piedi, che ci faceva sospettare un luogo di pessimo gusto, siamo tutti stati soddisfatti dell'atmosfera sobria (effettivamente troppo sobria, per un bar da sabato sera) e dai due-tre occasionali incontri, ma abbiamo poi deciso di passare il resto della serata in un locale più "vivo", e ci siamo trasferiti al Jamaica di Paladina (Jamaica è un marchio in franchising, questo chiamasi propriamente "Xymaca") per la padella di frutta. Anche se suona incredibile scritto da me, o ascoltato dalla mia voce, la padella anal(colica) è decisamente più buona di quella alcolica; e ne abbiam bevute un paio. Per concludere al negozio di specialità siciliane posto proprio accanto al Mascheroni, dove ho mangiato un cannolo (dal settentrionale che sono, il primo in vita mia) - benché mi accontentassi di una ciotolina di ricotta, che poi è quello che mi piace. Ehi, buono! E rientro a letto, nemmeno troppo tardi su scala assoluta, ma decisamente sì per i miei bioritmi da sveglia di buon'ora ed a letto presto.
Oggi, domenica, si doveva compiere la promessa della mia cena di laurea slittata per le proteste dei fratelli: e, dopo la Messa (e l'aperitivo in oratorio, ancora qualche mese e faremo seria concorrenza all'unico bar "vero" di Rosciate), siamo andati a Parre (Val Seriana, ma chi non conosce Parre?) per mangiare i mitici scarpinocc, ovvero ravioli di magro con pangrattato e formaggio. Al ristorante Miravalle, dotato di quella patina vintage che ammanta tutti i paesi dalla media valle in su, abbiamo mangiato bene, ma soprattutto moltissimo; peccato esser dovuti scendere a Bergamo per portare mio fratello a vedere la sua Talanta, ché la splendida giornata di sole poteva farci fare un'altra scappata sulla neve. Agli Spiazzi di Gromo, o sul Vaccaro, c'era.
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