Giorno II
Tappa più impegnativa per le ore di cammino, mentre il dislivello in salita è decisamente meno. Del resto, al rifugio Calvi, sono già a 2015 m. Peccato che tutta la salita di oggi sia concentrata in un'unica soluzione di circa cinquecento-seicento metri lungo la ripida Valle dei Frati. Comunque si parte pochi minuti dopo le sette e si inizia a scendere la sterrata in direzione della diga del Lago di Fregabolgia, e facciamo subito il nostro incontro con un camoscio che attraversava balzellon balzelloni la strada. Scesi ai piedi della diga continuiamo sul sentiero per Pagliari, frazione di Carona, finché ad un certo punto abbandoniamo, sempre in discesa, la strada per divallare a sinistra lungo il sentiero che porta al rifugio Gemelli. Attraversiamo il giovane Brembo su un'opera di presa e camminiamo per un altro quarto d'ora abbondante in costa, su un sentiero abbastanza stretto ma molto comodo. Quando siamo scesi abbastanza abbandoniamo il sentiero per salire decisamente a sinistra, dapprima per strette serpentine lastricate in maniera approssimativa diversi decenni fa, fino alla Diga del Lago dei Frati. Superiamo la diga a sinistra e ci si impone di tirare il fiato; la vista della valle non ci permette di vedere il passo che vogliamo raggiungere perché rotta da almeno due ripide erte da risalire senza che da qui si scorga alcuna traccia di sentiero. Percorriamo la sponda sulla destra orografica del lago, praticamente vuoto, quasi in piano e poi scendiamo nella conca detritica dove la traccia è praticamente assente, ma frequenti segnavia indicano la direzione da percorrere. Rimontiamo ancora sulla sinistra, al confine tra la magra verzura ed i detriti, a mezza costa, ed affrontiamo le ripidissime salite, sempre su traccia molto approssimativa, che solo raramente consentono di riprendere il fiato od anche solo di fermarsi in sicurezza. Dopo un'ora abbondante che abbiamo lasciato il Lago dei Frati, ad un paio d'ore scarse dalla partenza, arriviamo finalmente alla testata della Valle e rimontiamo l'ultimo tratto per arrivare allo spartiacque tra la valle dei Frati e quella del Lago Colombo, dove si incrocia il sentiero che sale dai Laghi Gemelli e dove a sinistra, a mezza costa, si arriva con un paio di saliscendi al Passo d'Aviasco. Nonostante non sia prestissimo, perché sono circa le nove, complice una leggera copertura di nubi sembra che la luce faccia capolino solo allora riflettendosi sull'ampia superficie del Lago d'Aviasco. Iniziamo a scendere, a ritmo tanto sostenuto che in meno di venti minuti siamo sulla diga. Da qui c'è una decina di noiosi minuti per scendere alla Diga del Lago Nero e, nuovamente, tra gli impianti elettrici, alla Capanna Lago Nero, gestita dalla sottosezione CAI dell'Alta Valle Seriana. Incontriamo le prime persone di oggi, se si escludono due che salivano al Calvi di buon'ora. Da qui al paese di Valgolgio, comunque, incontreremo numerosi escursionisti, perché l'escursione non è impegnativa ed è sabato mattina. Si scende abbastanza decisamente al Lago Sucotto (ottima presa d'acqua, in teoria ce n'è anche alla Capanna Lago Nero ma oggi è poco più di un filo), posto su una bastionata che incombe sulla Valgoglio e da cui parte la condotta forzata per la centrale elettrica, e di nuovo giù prima tra rocce che ormai si sono fatte assolate e poi tra alberi e nel bosco via via più fitto. In capo ad un'altra ventina di minuti arriviamo su una bella strada forestale nella fitta abetaia che percorriamo in discesa (altra ottima sorgente) fino a raggiungere il paese di Valgolgio (non è la strada più rapida, perché per quella ad un certo punto si lascia la mulattiera per tagliare nel bosco, ma così si arriva direttamente in centro e non alla centrale elettrica). Già negli ultimi minuti della discesa, quando il sentiero segnato (che misteriosamente non si trova sulla carta della commissione sentieri del CAI BG) taglia in più occasioni la strada asfaltata, e sprazzi di pascoli si aprono sulla sinistra, in presunta direzione di Ripa, dove ho lasciato l'auto e devo tornare, inizio a cercare senza esito il segnavia biancoverde del sentiero Alto Serio, che dovrebbe condurmi alla mia meta, ma di tentativo in tentativo, e nonostante un frammento di carta che avevo visto al rifugio, scendo fino ad arrivare in centro, di fronte al municipio di Valgoglio. Qui saluto il mio compagno di viaggio Angelo, che sarà recuperato da un amico, ed affronto la parte più rischiosa della giornata, arrivare a Ripa su sentieri praticamente non segnati (io ero convinto che lo fossero, ma il duro confronto con la realtà mi ha dato torto). Le signore del locale negozio di alimentari sono in disaccordo, se sia meglio scendere sulla statale e risalire nell'altra valle, oppure risalire ad un valico con relativa cascina per scendere a Ripa nell'altro versante, oppure ancora arrivare a quelle case a mezza costa e chiedere. Ci arrivo in dieci minuti di mulattiera, ma non trovo anima viva, se si esclude una squadra di muratori degli Spiazzi - almeno stando a quello che dice il furgone - da cui non credo di venire a sapere nulla, ed allora mi affido al naso. Percorro una strada asfaltata a mezza costa per cinque minuti fino ad arrivare alla stazione ecologica di Valgoglio, a sinistra della quale si sale di pochi metri per raggiungere una casa abbandonata e cadente oltre la quale un sentiero, stretto ma non difficile, procede sempre in piano nel bosco. Questo sentiero ne incrocia spesso altri, che salgono o scendono, ed io cerco di mantenere sempre la stessa quota, anche quando è più facile a dirsi che a farsi. Non sono certo di dove sto andando, e temo quasi di finire a Colarete, frazione di Valgoglio più bassa di un centianio di metri, ma ad un certo punto, nei radi sprazzi di cielo, intravedo il versante degli Spiazzi di Gromo, dall'altro lato della Val Seriana, ed intuisco di non aver sbagliato. Altri cinque minuti, in tutto venticinque dal centro di Valgolgio, ed è chiaramente visibile la chiesa di S. Maria di Ripa di Gromo. L'ultima difficoltà e raggiungerla aggirando alcune proprietà private, ma non è un'impresa improba, solo una ventina di metri di fastidiosa salita. Eccomi arrivato, proprio mentre suona il mezzogiorno.
Ore di cammino: 4 ore ca il giorno I, 5 il giorno II (a fronte di un tempo previsto di 4h30'+6h45')
Quota max raggiunta: Passo di Aviasco, 2289 m slm
Dislivello in salita: 1422 m il giorno I, 529 m il giorno II
Difficoltà del percorso: EE la salita da Ripa al Passo Portula, E la discesa al Calvi e fino all'inizio della valle dei Frati, EE la salita al Passo d'Aviasco, E la discesa fino a Valgolgio e la traversata per Ripa. Per vedere il percorso, ecco il collegamento al file per Google Earth
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