giovedì 19 aprile 2007

Dietrologia sul Partito Democratico - 2

-Politiche 1994-

Nel frattempo la Democrazia Cristiana si è sciolta. Una scelta che, al momento, è stata fatta passare a tutti come la più giusta; intanto, un referendum ha imposto il sistema maggioritario su collegi uninominali: ognuno si trova un candidato sul suo collegio, ce n'è tre o quattro, chi becca più voti viene eletto; più un solito sistema di resti e proporzioni perché altrimenti era troppo semplice. Nasce il concetto di "collegio sicuro": se uno, ad esempio del PDS - dopo la caduta del muro quelli del PCI hanno deciso di trasformarsi, e questo è solo il primo passo - deve essere eletto per forza, metti perché è un pezzo grosso, lo si mette in uno dei collegi della provincia di Prato e hai voglia a non vederlo eletto; anche se, magari, è di Varese e lì non avrebbe preso lo straccio di un voto. Il sistema politico sarà pur maggioritario, ma alle elezioni si va, sostanzialmente, in tre poli.
PDS e altri gruppi di sinistra (fuoriusciti dal PCI stesso o autonomi) formano "I Progressisti" - senza più DC sono convinti che questo sarà il loro trionfo.
Per avere ragione delle altre coalizioni, bisogna seguire un po' il travaglio dei democristiani. Ci si è divisi; in realtà, appena è stato dato il "liberi tutti", si sono radunate un po' le più grosse delle correnti e si sono costituite in partito. Ci sono i dorotei che formano il CCD (centro cristiano democratico), quelli della sx DC (basisti, forzenuovisti, chi più ne ha più ne metta - perché contano anche le amicizie, e non si è così rigidi sulle correnti) riformano il Partito Popolare Italiano, Sturzo style. I pezzi più grossi entrano qui. Dall'altro canto, la grossa novità è la discesa "in campo", come ama dire lui, di un imprenditore edile, televisivo, editoriale ecc ecc, che era già venuto alla ribalta per una questione sulla proprietà privata dell'emittenza televisiva in pieni anni '80, e che governi amici (socialisti) avevano aiutato. Senza più DC e PSI (altro illustre defunto e polverizzato in mille rivoli), chi difenderà i suoi interessi, e quelli degli imprenditori in genere? Chi fa da sé fa per tre, come si dice, ed ecco un nuovo partito che si mette subito all'opera per aggregare destra (un Movimento Sociale altrettanto rinnovato che gli altri partiti), al centro (viene sedotto il CCD) e da non si sa bene dove ma certo sono tanti voti (la Lega Nord, già Lombarda). In mezzo a questi due colossi, Progressisti e Polo delle Libertà (quello del nostro amico imprenditore di successo), si aggrega un'anomala componente più centrista, che va sotto il nome di Patto per l'Italia - è un peccato che al giorno d'oggi non se ne ricordi più nessuno. Costituita dal Partito Popolare, da qualche gruppo regionale - non vorrei straparlare ma forse la Rete di un sindaco palermitano - e dalla compagine sorta attorno al fautore del bipolarismo, quel Segni che - poveretto - con tutto quello che ha fatto oggi nessuno si ricorda più nemmeno di lui.
Arrivano le elezioni. La cronaca (o ormai la storia) ha scritto che vince il Polo delle Libertà; ma in effetti non avrebbe la maggioranza del Senato (questa l'ho già sentita, pensa un po'); i Progressisti l'hanno presa, insomma, non fatemi fare il volgare. I centristi stanno al 18% dei voti, benché abbiano meno deputati del dovuto per la trovata dell'uninominale - ma coi resti ecc hanno il loro peso.
-Fase due del piano-
Da questo risultato, i nostri cospiratori segreti, che si sono sì divisi in partiti diversi ma continuano a vedersi nello stesso albergo fuori Roma ricavano due dati: primo, la sinistra non vince (ci vorrà studio, basta guardare le percentuali, voi dite, ma il dato in sé è interessante. E' tipo l'unico Paese in cui la sinistra non vince anche quando è ampiamente favorita). Secondo, niente maggioranza, ma pare che gli italiani (o, meglio, i loro giornali) vogliano andare avanti così. Ai politici un po' più navigati il sistema non piace per nulla. Va fatto esplodere, ma bisogna preparare la prossima mossa. Senza maggioranza al senato, il rischio concreto è che non si faccia nulla; intano il nostro amico imprenditore di successo cerca di comprare esponenti del Patto per l'Italia; e qui c'è il primo grande errore: considerato che il CCD era una componente minoritaria della DC, e che il nostro imprenditore aveva cercato di blandire pezzi più grossi, ma ricevendo pesci in faccia, il PPI era convinto di poter catalizzare quasi tutti i voti democristiani, più quelli dei referendari; insomma, si aspettava di più del 18%, auspicava almeno almeno il 25. Facendo due conti, si sarebbe capito che 1) il 25%, dopo che la componente più di destra della DC, che forse contava poco in termini di quadri e dirigenti, ma che non scherzava per quanto riguardava i voti, aveva lasciato, era un risultato poco probabile - e c'erano sostenitori del maggioritario molto più radicali di qua e di là. Ed era un risultato abbastanza peregrino, in fondo l'imprenditore erano meno di quattro mesi che faceva politica, avrebbe potuto - prendendolo per il verso giusto - scoppiare in men che non si dica. 2) il 18% in un sistema che voleva diventare bipolare è un chiaro segno che sarà dura lo diventi. Tra una cosa e l'altra, era proprio il caso di tenere il punto, invece il panico per il risultato fa recriminare popolari e segnisti, che in pratica rimangono allo sbando: alcuni verranno acquistati da destra (che amerà definirsi, d'ora in poi, centrodestra), altri non vedranno altra scelta che diventare concorrenti, ma sostanzialmente comprimari, della sinistra (che, in questa fase, verrà definita centro-sinistra) [si noti la differenza tra trattino e non trattino, non è banale].
E si va al governo Berlusconi I.

Nessun commento: