Non solo perché, come qualche mio collega illustre, ritengo che siano esami inutilmente pesanti, quelli di laboratorio, ché la teoria viene già affrontata e richiedono un'infinità di tempo per preparare relazioni, tabelle e seghe mentali varie. Ma perché l'approccio sperimentale alla fisica di questi anni corre più il rischio di far vedere quanto poco conti l'esperimento, quanti siano gli errori e come tutti falsifichino i dati (addirittura il grande Keplero si è inventato l'orbita di Marte per mostrare che era ellittica, e chi siamo noi per far meglio di Keplero?); e perché se costruisco un circuito si smonta da sé, senza toccarlo, o se devo allineare un laser sposto il tavolo perché non trovo l'apposita thumb-screw, e quindi l'attività manuale ed io siamo proprio in antitesi.
Quale che sia il motivo, anche la fatica di sopportare le dinamiche, quasi mai virtuose, del lavoro di gruppo, non vedevo l'ora che finisse. Ed è finito. Bene: mi porto a casa un trenta e dieci crediti. Un diciottesimo di laurea triennale.
giovedì 14 giugno 2007
Laboratorio di fisica dietro le spalle
Pubblicato da Cassa alle 20:57
Etichette: esami, fisica, laboratorio, università
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