Sono state caricate su Facebook le foto della gita a Pampuro e Verona di settimana scorsa.
Inoltre, sul canale video di YouTube sono disponibili i video girati nell'occasione (di cui ne riporto uno in anteprima)
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Pubblicato da Cassa alle 11:06 29 commenti
Etichette: escursioni, fine settimana, photos
Essendo stato a Jesolo per Pasqua, ho avuto modo di notare come la via in cui abbiamo la casa, fino a pochi mesi fa intitolata - con una certa congruenza, essendo la "zona" dei patrizi veneziani - a Correr (che sia il papa Gregorio XII Correr o Teodoro Correr come l'omonimo museo veneziano non importa più di tanto) ha improvvisamente mutato denominazione ed è spuntata una selva di cartelli indicatori (come quello in figura 1) che riportano il nome via Corer.
Poiché, sebbene con anni di frequentazione abbia cominciato a raccapezzarmi nei dialetti veneti, non sono certo quello che si può dire un professionista, qualche giorno fa ho scritto una mail all'URP del Comune di Jesolo chiedendo quale fosse la denominazione della via. Benché non ci credessi più di tanto, il comune mi ha risposto dicendomi che sì, la via è intitolata alla famiglia veneziana, che in realtà si chiama "Corer" e non "Correr". Ora, la cosa mi ha lasciato moltissimo perplesso perché, come si può vedere in figura 2, il museo veneziano ha tutta l'aria di chiamarsi con due erre, ed anche sulle varie enciclopedie che ho per casa (e su Wikipedia, pure) tutte le varie fonti sono "consistenti".
La mia opinione è che, visto che i veneti - come tutti i settentrionali - sminuiscono le doppie, il solerte funzionario che ha dato l'ordine di sostituire i vecchi cartelli di via Correr con quelli nuovi, che segnalano anche le traverse un tempo anonime, come quella in cui abito, in buona fede fosse convinto che /corèr/ (pronuncia testata in loco) vada scritto Corer. A tale tesi fa riferimento anche il post dedicato alla medesima questione sul forum ViviJesolo, che pure introduce interessanti possibilità legate all'idrografia del posto, possibilità però smentite dallo stesso comune di Jesolo.
Pur essendo tentato di scrivere alla fondazione Civici Musei Veneziani per dir loro che da sempre chiamano il proprio museo col nome sbagliato, stando al comune di Jesolo, lascerò cadere la cosa. Anche se, certo, la disponibilità di chi mi ha risposto sostenendo palesemente un'assurdità aggiunge ridicolo al ridicolo...
Pubblicato da Cassa alle 20:47 0 commenti
Ogni compagnia di amici ha i suoi tormentoni. La nostra, probabilmente, ne ha di più. Si va da sciallo che sarebbe stato inventato dal Gil (sarebbe "Gilles", ma "les" non si pronuncia...) a B.O.R.S.I.N.G.L., acronimo sempre integrabile di nuove lettere (per ora siamo a Betlemme Oratori Rosciate Sarnico Insieme Nomadelfia Gandosso Libici - quelli di Ritorno al Futuro). Uno dei più celebri è Pampuro, inteso come posto fuori mano, difficile da raggiungere, e dove si invita a recarsi i propri interlocutori. Il fatto divertente è che Pampuro esiste, of course, ed è una minuscola frazione del comune veronese di Sorgà, ad un tiro di schioppo da Mantova. La vista aerea ne mette in luce l'estrema piccolezza e sperdutaggine, considerato che Pampuro sono solo quelle cinque case all'incrocio tra via Belgioioso e via Zavatta.
Il fatto ancora più divertente è che venerdì sera, davanti ad una buona birra, ci siamo finalmente risolti ad andarci; ed anche Geordie, che non era con noi, subito informato ha raccolto l'invito con entusiasmo; e, dunque, accorpando alla pampureggiata la consueta sosta a Verona per i dischi di Vibrarecords e - molto opportunamente - per una pantagruelica mangiata, subito dopo il pranzo di sabato ci siamo messi in viaggio, confidando nel navigatore (ma, dimenticandoci la via precisa e non mettendo nella giusta luce il fatto che Sorgà, pur avendo meno abitanti di Rosciate, è straordinariamente esteso) che ci ha condotti di fronte ad un negozio di strumenti musicali, fortunatamente a Sorgà capoluogo. Di lì, un po' confidando nel mio senso d'orientamento e un po' chiedendo ad un fruttivendolo che sembrava uscito, così come la località in cui eravamo, da un film di don Camillo (ma eravamo a trecento metri dal primo cartello indicatore per Pampuro, 2 km) che pronto ci chiede anche «Cercate qualche posto in particolare?» e noi quasi a scoppiare a ridergli in faccia, abbiamo raggiunto la nostra agognata meta (la foto in alto a sinistra testimonia il raggiungimento del nostro obiettivo).
Ora, poiché elencare tutto ciò che non c'è a Pampuro sarebbe troppo lungo (ma posso darvi un assaggio: per quanto ci risulta, non c'è alcuna base militare segreta), elenco dopo il "Leggi tutto" tutto ciò che c'è, aiutandomi in questo anche con un depliant ivi reperito.
Elenco di cose che ci sono a Pampuro:
Dovrebbe esserci anche il fiume Tione, ma - pur avendolo visto da Google Earth - avendolo cercato invano, deduco sia una truffa mediatica.
Ad ogni modo, ora dobbiamo trovare un altro paese-feticcio
Pubblicato da Cassa alle 21:34 4 commenti
Etichette: compagnia, fine settimana
Per ribadire il minipost di Twitter, non vuole più vedere una teoria φ-3 da rinormalizzare in vita sua, in qualsiasi numero di dimensioni. Pertanto (anche se non ha capito alla perfezione il meccanismo di valutazione) si accontenta del miserrimo 26.
E da domani (mettnedo tra parentesi Fisica Teorica) si occupa - almeno per un po' - di quello che gli piace: geometria, meccanica, and so on
Pubblicato da Cassa alle 18:34 0 commenti
Etichette: esami, università
Orrendo neologismo nel titolo per significare la Gita informale degli Oratori di Scanzorosciate Insieme; informale perché era semplicemente una gita senza pretese, degli Oratori eccetera eccetera perché, appunto, siamo andati con un gruppo, ristretto ma bello, dei nostri Oratori; un venticinque persone con cui stavamo larghi nel pullman piccolo.
Dopo che la primitiva ipotesi per meta, cioè le isole di Murano Burano e Torcello nella laguna veneta, era tramontata di fronte all'insormontabile problema del costo, per una settimana abbiamo fatto a gara a chi proponeva la gita più fattibile; ed alla fine, tra le mille proposte messe in campo, l'ha spuntata - eh eh - una delle mie, cioè l'abbazia di Bobbio (PC), anche se poi - per riempire la giornata - al programma si sono aggiunte Piacenza e l'improbabile Grazzano Visconti.
Ma ora ecco una cronaca minima (con il corsivo enfatico perché già immagino che minima lo sarà ben poco.
Considerato che eravamo tornati da Jesolo la domenica sera, la sveglia del lunedì di Pasqua alle sette meno venti non è stata del tutto indolore. Fortunatamente si era in buona compagnia, di quelli che domenica avevano fatto bello, e che si presentano in ritardo all'appuntamento, ore 7.30 piazzale della farmacia di Scanzo. Pochi adolescenti, perlopiù giovani - tra i quali abituées assortiti e personaggi improbabili; alcuni mascherano il sonno con le stupidaggini o - meglio - avendo sonno il loro cervello non mette filtro alle parole; ma è solo quello che credo, e quasi una speranza: la situazione, più che altro, è che l'uscita informale permette anche a quelli che solitamente sono compassati educatori di dar fuori di matto. E così, tra un "Fischi!" ed una risata ci mettiamo in moto, attraversando la pianura padana e, in un paio d'ore abbondanti, risalendo l'appennino - le collinette che qui chiamano montagne, per essere precisi - arriviamo a Bobbio, che ad onor del vero non ci si presenta col suo lato migliore (per intenderci, quello nella foto), ma piuttosto con quello di un noioso paesotto moderno. Superato l'infelice impatto iniziale, ci inoltriamo nel paese e nel centro storico e facciamo un giro a vuoto intanto che individuiamo una chiesa - tra le quattro-cinque presenti - il cui orario delle messe coincida con le nostre esigenze. Troviamo la messa della Cattedrale (già, perché la diocesi è Piacenza-Bobbio) durante la quale ci godiamo la Sequenza di Pasqua cantata in buon latino, e con ottima voce solista, dal celebrante ed un organo con un ripieno finale clamoroso, che quasi Notre Dame a Parigi. Dopo Messa ci inerpichiamo al castello (come? già finita la montagna?) per pranzo, e dopo una rapida visita al monastero rimontiamo sul pullman. E sveliamo perché mi sia venuto in mente di proporre Bobbio ed il monastero di San Colombano (uno dei più antichi del nord Italia, se non il più antico, finché non si abbatté la scure napoleonica); la causa della gita va ricondotta al mio famoso romanzo (Illa Diva de eis qui eam quaeritant, sul sito la riscrittura del primo libro e qualcosina del secondo, ad avere il tempo...) i cui ultimi capitoli e la catastrofe finale sono appunto ambientati al Monasterium Columbani Hiberni, cioè al monastero dell'irlandese Colombano...e volevo vedere un po' dal vivo i luoghi, e mi sa che qualcosina, se mai arriverò a rivedere anche il terzo libro, andrà toccato.
Seconda tappa della gita doveva essere, in teoria, soltanto una mera curiosità turistica, il borgo di Grazzano Visconti, segno di come possano essere folli e geniali i nobili, con questo paese finto quattrocentesco deliberatamente costruito a copiare un inesistente borgo medioevale, costruito ad inizio '900 con botteghe artigiane, case vere (dalla villa di ricchi svizzeri a più modesti appartamenti) ed inspiegabile attrazione turistica (la maggiore attrazione turistica del piacentino, pare) - quando abbiamo visto la folla che ne percorreva le vie abbiamo avuto la tentazione di girare il pullman e fuggire - per un'umanità variegata, dalla solita famiglia di milanesi al gruppetto di gothic-dark-doom-metallari che avrebbero fatto sembrare intonato un novello savonarola a caccia di streghe. Visto che era metà pomeriggio, ci stava una birrettina, ma abbiamo faticato mezz'ora per trovare posto e farci servire all'affollatissima taverna del biscione (perché i fondatori/proprietari del paese - e proprietari da ben prima che il paese avesse la forma attuale - sono, se non lo si fosse capito, i milanesi Visconti) da sofferenti cameriere in pedagnù pseudorinascimentale. Il fornitore di birra del locale è il parmense birrificio del Ducato, cui noi abbiamo pensato di far onore provando...tutte le birre di loro produzione, e trovando alcune chicche veramente degne di nota.
Decisamente soddisfatti ce ne siamo andati, per raggiungere la meta finale, cioè Piacenza cui siamo arrivati nel tardo pomeriggio. L'idea originaria non comprendeva la visita alla città anche perché - non me ne vogliano i piacentini - non è che ci sia chissà che da vedere (a parte sapere del wifi in piazza, ed alcune piacentine passeggianti che però, a occhio, erano sul limitare del Codice Penale) - nonostante noi ci sia messi d'impegno e si siano visitate cattedrale e chiesa di Sant'Antonino.
Rinfrancati in corpo da un frappé con troppo poco gelato ed in spirito da un manifesto della Democrazia Cristiana (non quella schifezza di Rotondi con la bandiera, ma proprio il caro vecchio scudocrociato con tanto di Libertas) che credo sia di Pizza, siamo dunque ripartiti per Scanzorosciate - schivando sbrufì e sbrufù di pioggia e grandine, ma purtroppo beccandoci in pieno tutte le idiozie che menti stanche da una giornata di allegro turismo possono partorire (Guaranita per dirne una, ma anche Starsky e Accy, e troppe - ad ogni modo - per registrarle tutte. Fischi.)
L'unica riflessione è che se noi educatori dobbiamo anche metterci a tirare il "gruppo info", mai nato ente organizzatore di questo genere di attività, stiamo freschi o, come dicevo nell'ultima riunione, mettiamo su un Ordine Secolare e prendiamo tutti quanti i voti (o, visto che va di moda di questi tempi nella Chiesa - e io credo sia colpa degli ambrosiani, è sempre colpa loro - facciamo una congregazione laica che se cambiamo idea siamo sempre a tempo). Ma io lo faccio solo se prima mi precedono tutti gli altri.
Pubblicato da Cassa alle 22:10 0 commenti
Etichette: escursioni, parrocchia
Esame di Teoria Quantistica dei Campi. Già non tutto va come vede all'inizio, perché ero rimasto che saremmo stati in due a sostenerlo oggi ed invece mi trovo solo ad attendere il docente davanti alla porta chiusa dell'ufficio.
Mi consegna un foglio scarabocchiato con il testo di alcuni esercizi, tra cui alcuni di indicibile (almeno, per me stamattina) difficoltà: «Non sono domande standard, ma ho fiducia in lei».
Morale: «Vedendola in classe durante il semestre pensavo ne sapesse una più del diavolo. Invece mi delude. Torni dopo pranzo, che vediamo che fare»
Dopo due domande per evitare l'imbarazzo de non so che voto darle, il verdetto - preceduto dall'offerta di una tazza di caffè decaffeinato, che declino perché...decaffeinato?? - «Io le devo dare ventiquattro, e lei deve rifiutare il voto. Ci vediamo la settimana dopo Pasqua»
Tra due settimane, ossia. Sperando che il concorso combinato di aver capito cosa diavolo vuole quando scrive: teoria phi-qualcosa e l'abbassamento delle sue aspettative serva ai miei fini.
Pubblicato da Cassa alle 19:42 1 commenti
Etichette: esami, università