venerdì 23 marzo 2007

In vista del Congresso Regionale

Domani si svolgerà, all'Hotel Michelangelo di Milano, il II Congresso Regionale Ordinario di DL - La Margherita.
Ma di ordinario questo congresso non avrà nulla.
In primo luogo, l'unica mozione accettata dalla Direzione Federale ci imporrà una data di scadenza, per far piacere a chi sono dieci anni che cerca di distruggere i partiti per poter governare senza di loro; in secondo luogo, forte cova il rancore e la delusione della componente maggioritaria del partito, che più ha pagato in termini politici e meno ha raccolto da questi cinque anni. Siamo nati come partito federale, su base regionale, e non possiamo nemmeno scrivere un documento politico in autonomia, per non parlare degli statuti e dei regolamenti. Una masnada di vaneggianti politologi emiliani e romagnoli, che mai avrebbe potuto osare insidiare il Partito Comunista ed i suoi epigoni, sta trascinando nel baratro il già provato centrismo delle regioni del nord. La nostra autonomia ideale prima ancora che politica, il mettere al centro non i rapporti economici e produttivi né i diritti e le libertà individuali. Che siano coniugati a destra o a sinistra, solo questo ha diritto di cittadinanza nella nostra Italia. Abbiamo perso la bussola, non sappiamo dove stiamo andando, e ci aggrappiamo, per non essere sbattuti nel baratro della sinistra, al mondo dell'imprenditoria e dei cosiddetti poteri forti. Noi non dovremmo essere un partito che fa, come ha fatto, patti non con il Diavolo, ma con innumerevoli diavoli per stare al potere.
Noi abbiamo un punto di riferimento, la persona umana con la sua dignità, dignità che ci impone di rispettare la sua libertà ma di metterla di fronte, anche, alla sua responsabilità nei confronti di se stessa, dei propri vicini, della comunità intera. Responsabilità etica e morale, prima ancora che economica. Ma andate a dirlo, non dico nelle piazze, ma nelle nostre sedi di partito. Ad essere benevoli, ti danno dell'ingenuo e controproducente idealista. Poi ci lamentiamo che le persone abbandonano la politica, ed a distanza di oltre dieci anni da Tangentopoli la cosa più di moda è ancora quella di fare i politici senza esserlo. Mentre decine di migliaia di giovani si mettono al servizio di fette di comunità e di società, e nel loro piccolo contribuiscono al bene di tutti. Ma guai alla politica, pensano, che invece è la garanzia più efficace per mettere d'accordo tutti, per intervenire non sul caso disgraziato o sulla situazione difficile, ma sulla collettività. Inutile. Continuiamo a correre verso il Partito che darà finalmente casa a quanti non sono stati in grado, in sessant'anni di Repubblica, di fare politica, e che ora diventeranno i leader del primo (o secondo o terzo) partito antipolitico della storia italiana.

Nessun commento: