Come ormai si è ampiamente dimostrato, non è che io riesca a stare in casa, fermo e calmo, per più di tre giorni di fila. E così, avvicinandosi pericolosamente il limite, ier l'altro - che sarebbe lunedì 31 - sono partito per un'escursioncina che doveva essere facile facile, salire al rifugio Albani (1940 m) dalle baite Möoschel che sono sopra Valzurio, in comune d'Oltressenda Alta (1265 m). Poiché il sito del CAI di Bergamo, che ha una bella mappatura elettronica dei sentieri, mi dava tre ore di tempo, avevo fatto conto di salire in un paio d'ore, star su tranquillo, scendere di volata e - magari - risalire per un pezzo anche all'Olmo, che avrei fatto due rifugi in un giorno e non è cosa da buttare via.
Invece, sotto molti punti di vista la gioranta è stata sfortunata; in primo luogo perché la strada fino alle baite è percorribile solo da fuoristrada, previo pagamento di tariffa, e con la mia macchinetta mi sono dovuto sobbarcare tre quarti d'ora buoni di cammino in più, partendo da Spinelli che è l'ultimo luogo in cui arriva l'asfalto. La cosa più grave è, stata, nondimeno, imboccare il sentiero sbagliato (CAI BG 314 invece di 311) e salire verso il passo degli Omini; e - essendo già salito di duecento metri almeno prima di rendermene conto, perché si era nel bosco - decidere di non tornare indietro, ma di attraversare la valle fino a raggiungere il sentiero vero rimanendo in quota, tagliando per pascoli e sperando di trovare le tracce di sentiero che la cartina Kompass Foppolo-Valle Seriana indica. Dal file di Google Earth, che siete invitati a scaricare, con il percorso si dovrebbe poter evincere il mio percorso, in cui ho sì trovato vecchie tracce di sentiero, ma così labili e sconnesse da non riuscire a seguirle per più di cinquanta metri. Poi, va da sé, finalmente sono riuscito a ritrovarmi sul sentiero vero ed in breve a raggiungere l'Albani, rinunciando nel ritorno all'Olmo perché si era perso parecchio tempo, tra il tratto in più e la mia gita fuoristrada.
Nel bel mezzo della mia traversata nel deserto mi sono ritrovato in una conca sotto la parete del Ferrante, nella quale troneggiava un vecchissimo ed abbandonato capanno da pastori, che ha però la peculiarità di aver scritto, a caratteri cubitali, in minio, sulla lamiera arrugginita, "1961" e "S.A.R" (non saprei dire con certezza se i punti ci sono o meno, io ce li ho visti), e poi in piccolo graffiati mille nomi di persone passate di lì, dai tipici cognomi Oltressendesi, tipo Baronchelli. Il punto è, a mio avviso - bisogna sì considerare che avevo sbagliato sentiero, ma poi ho sempre saputo con discreta precisione dove fossi - questo; ecco, a tal proposito invoco i miei lettori, ma più facilmente i visitatori occasionali, che sappiano darmi informazioni sul capanno, e su eventuali ascensioni al Ferrante da quella posizione (vedevo abbastanza distintamente un ghiaione che mi avrebbe portato, credo, a scollinare dall'altro versante, un duecento metri sopra il punto in cui mi trovavo).
Nessun commento:
Posta un commento