Descrivo l'escursione che ho convinto mio fratello a fare oggi, prima che il tempo cambiasse e la pioggia mi impedisse di girare per i monti.
Ho dovuto scegliere qualcosa di non difficilissimo, che avesse un'aria rassicurante anche nel nome (insomma, qualcosa di diverso da "Pizzo del Diavolo") e che, per giunta, non fosse troppo lungo perché altrimenti avrebbe perso Dragon Ball - che dramma!
Così siamo partiti alle 5.30 del mattino destinazione Zambla Alta di Oltre il Colle. L'intenzione era di raggiungere la Bocchetta di Corna Piana, una cima della catena dell'Arera - non troppo più lontano del rifugio Capanna 2000 che è la meta naturale, costruito com'è all'attacco della via normale per la vetta (di cui ho il rimpianto, perché a vederla così sembra alla portata di tutti). Ci troviamo all'attacco del sentiero alle 6.40 ed iniziamo a salire lungo la strada, costruita per raggiungere vecchi impianti di risalita ormai smantellati (o meglio, per raggiungere impianti di risalita che promettevano di trasformare l'Alpe Arera in una meta di soggiorno invernale - ed in località Plassa, luogo di partenza del sentiero, sopravvivono obbrobri architettonici chiamati come le cime della zona, abitati da qualche villeggiante milanese residuo che non vuole riconoscere come l'investimento, a suo tempo, sia stato una sciocchezza - ad occhio e croce negli anni settanta) e che in rovina gli impianti è diventata la strada di servizio per il rifugio. Sebbene ad un certo punto il segnavia si allontani dalla gippabile (pessima parola, che leggo nella descrizione del sentiero offerta dal CAI Bergamo - io userei rotabile, al limite carrareccia), nell'andata scegliamo di seguirlo perché ci sembra già abbastanza ripido e dal fondo malfermo (antipatici sassi che scivolano sotto gli scarponi) ed arriviamo al rifugio Capanna 2000 verso le 8.00 - ricevendo i complimenti per la mattinieria da gestori ed ospiti. Ora c'è da convincere mio fratello a proseguire ed a non fermarsi qui, accampa mal di stomaco, mal di testa, una "mezza fiacca" che si sta formando e la mezza maratona che deve correre sabato a Castel Rozzone. Gli do la mia solita informazione parziale...andiamo al Passo del Branchino, un'oretta scarsa con una discesa di 200 m, facile facile (quasi). Si traversa il basso versante ovest dell'Arera su sentierini di rocce calcaree tra prati che (almento stanti le foto e le fonti) nella stagione della fioritura dovrebbero essere rigogliosi di specie endemiche e rare; a fine agosto, niente, e poi io sono molto più interessato (ma mio fratello non raccoglie, non capisco) al fatto che, al passo Branchino, passa la faglia che divide in senso stretto le Prealpi dalle Alpi, sempre Orobie, cioè la regione caratterizzata da rocce calcaree (Menna Alben Arera Grem, ma anche Presolana) rispetto a quella di rocce ignee e metamorfiche (ma sempre di origine ignea) che, da lì, è rappresentata dai brulli versanti del monte Zulino, sopra Valcanale, dal pizzo del Becco e compagnia nella zona dei laghi Gemelli, e dalla lontana cima tondeggiante del Cabianca (che era un vulcano vero e proprio!). Giunti al passo, perché non affrontare una via per il ritorno meno monotona? Ed eccoci rimontare alla Bocchetta di Corna Piana, ornata da una croce che - complice la fretta, non raggiungiamo neanche, preferendo calarci nell'altro versante, ed a fare una traversata, breve ma affascinante, della compatta parete nord-ovest dell'Arera, all'apice dei depositi di detriti (in termine più terra terra ghiaioni) che traversiamo fino ad uno scollinamento (termine tecnico naso, credo) che ha l'aria ripidissima - e già temiamo per la discesa, ma dall'altro lato la traversata prosegue praticamente in piano fino ad un naso analogo, ove incrociamo la normale per l'Arera e tra dolci declivi pascolivi, in pochi minuti, digradiamo nuovamente al rifugio Capanna 2000 - l'intero giro ci ha chiesto poco meno di due ore. Dal rifugio scendiamo velocemente (insomma, fino a che le caviglie lo permettono) all'auto e via a casa, entro l'una.
Ispirandomi alla recentemente inaugurata sezione sentieri del sito del CAI di Bergamo, ho realizzato un file da caricare con Google Earth per vedere il percorso fatto, che si può trovare a questo indirizzo.
Mi spiace solo di non avere qualche foto, ma mi sono ricordato della macchinetta che ero già a Cene
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