giovedì 25 giugno 2009

Fert Fert Fert

Prosegue la vicenda di Lui

La Bora sferzava il volto, sollevava sabbia che si infilava in gola, nel naso, negli occhi, faceva mugghiare il mare sollevando imponenti creste di schiuma; avvolto nel cappotto d'ordinanza, il militare stringeva il binocolo, che scorreva da una parte all'altra della macchia grigia distesa tra mare e colle, sull'altra sponda del golfo. Nonostante il mare grosso, due cannoniere incrociavano di fronte alla città, provocandone gli abitanti e gli occupanti con i loro pesanti pennacchi di fumo.

Il suo attendente lo attendeva ad una decina di metri di distanza, avvolto nell'impermeabile, al posto di guida dell'automobile. L'ultimatum era scaduto da qualche ora, ma sembrava che, a Fiume, quello là avesse deciso di ignorarlo completamente. Per quanto non potessero essere moltissimi, quei legionari, se si fossero preparati ad una battaglia qualche movimento si sarebbe dovuto vedere; e, invece, nulla. Lui sapeva che la prima azione bellica sarebbe avvenuta all'alba dell'indomani, con un leggero cannoneggiamento delle strutture portuali. Poco più di qualche petardo per spaventare la teppa. Poi si sarebbero attesi segnali di resa, ed in caso contrario si sarebbe aumentata di poco l'intensità delle azioni...e così via, sperando che quei pazzi idealisti tornassero a ragionare prima di dover passare a più cruente vie di fatto. Delle vie di fatto non doveva preoccuparsene lui, vero, ma gli faceva comunque problema sparare sui propri connazionali, e magari su qualche commilitone dei tempi della Guerra.

Il portaordini sbucò all'improvviso dal viottolo, arrancando sulla bicicletta. Scambiò due parole con l'attendente che mise in moto l'auto, poi portò il plico all'ufficiale.

Qualche istante dopo, la vettura scendeva verso il Quartier Generale, sistemato in due casupole contigue di un piccolo paese di pescatori.
«Colonnello, si muova! È un po' che il Generale l'ha fatta cercare»
raccomandava l'attendente di questi, sapendo che si sarebbe preso la colpa per non essere stato capace di rintracciarlo subito. L'ufficiale si infilò nella stanza facendo un distratto segno di saluto, ed i due sottufficiali presenti si volatilizzarono chiudendosi la porta dietro le spalle.
«C'è una specie di disertore - fece il Generale - Mi comunicano che devo farlo interrogare da lei.»
«È esatto, generale. Disposizioni del Comando Supremo, lei certo intende. Dove si trova quest'uomo?»
Bofonchiando, il generale ordinò al sottufficiale che, ad una sua voce, era rientrato nella stanza, qualcosa come "portalo da quello", e Lui uscì dalla stanza seguito dalla muta ostilità del generale cui veniva sottratta giurisdizione dai burocrati della guerra.

La specie di disertore era tenuto sotto custodia in una cantina umida e buia, in cui l'aria e la luce entravano da una grata sul soffitto. Nella penombra, un giovane aspettava buttato su un pagliericcio fradicio.
«Alzati e vieni con me» fece il colonnello senza rivolgergli più d'uno sguardo, e comunque anche cercare di osservarlo non avrebbe portato a molto, in quel buio. L'altro, con una certa aria di strafottenza, lo seguì per le vie del paese spazzate dal vento.

«Ti facevo migliore, tenente.»
«Ed io facevo migliore la sua vista, se non la sua disciplina. Sono colonnello.»
Sbuffando, il disertore replicò «Ma facevo migliore anche la tua memoria. Siamo commilitoni, e tu non mi degni nemmeno d'uno sguardo»

Lui si fermò, ma non si volse a guardare il suo interlocutore. Non ancora. «Vede, sergente, non so lei, ma codesti fatti sono peggio della guerra. Per quanto la mia simpatia istintiva possa andare a lei ed ai suoi insensati camerati e compagni d'avventura, penso che i problemi del vostro Carnaro siano soltanto destinati a peggiorare ed incancrenirsi; e che non siate molto distanti dall'aperta sedizione. E, ancora, sì - la riconosco.»
«Sono io che non ti riconosco, se non nella voce! Il mio tenente sarebbe stato con noi Legionari a difendere con il sangue il suolo di Fiume irredento! Non pronto a sparare sui propri fratelli per un re distante e polveroso.»
«Per cominciare, io non sparo. Non necessariamente, almeno. In secondo luogo, il punto non è quello che faccio o voglio io - ma quello di cui è in cerca lei. È stato lei a passare le nostre linee, non viceversa. Dunque? Se ha da dire qualcosa, la prego di dirlo a me. Non ha parlato con nessun altro, intanto?»

Intanto, sempre camminando, erano arrivati fuori dal paese, dove un balcone naturale si affacciava sui primi quartieri di Fiume, al di là della terra di nessuno.
«No, tenente - cioè, colonnello; e come avrei potuto? Sono stato buttato in quella cella appena ho passato le linee con le mani alzate.»
«Dunque lei dice di aver passato le linee per disertare. Però poco fa esprimeva opinioni contraddittorie; in particolare, di solidarietà con i Legionari ed ingiuriose di Sua Maestà il Re. E questo perché riteneva di riconoscere in me un...sodale. Cose del genere non le sono sfuggite con altri interlocutori, vero? Perché lei è...una spia.»
«No, ma...aspetta! Non ero serio, non puoi essere serio! Ho passato le linee, mi sono consegnato, posso dare informazioni: voglio disertare, ti ho detto; tornarmene a casa, ché non ho mai passato la notte di nozze con mia moglie - sono andato in guerra da fidanzato, ci siamo sposati per procura! A rimanere a Fiume, tutti capiscono che si muore; a meno che abbia ragione il Vate, e voi non osaste mai sparare sui fratelli; ma di questo non c'è da fidarsi, conoscendo il Regio Esercito.»
«Noi si obbedisce agli ordini, questo senza dubbio. E, parimenti senza dubbio, lei sembrerebbe convincente. Non fosse che mi ricordo di lei, e sua moglie - moglie, è inutile che neghi - le scriveva spesso di vostro figlio. - e qui il sergente disertore iniziò a tormentarsi le mani - e poi, mi scusi, non mi sono presentato. Sono il direttore del servizio I dello Stato Maggiore, e sono venuto a parlare con lei non certo come disertore. Ma, diciamo così, come "persona informata dei fatti". In particolare, dei fatti privati. Ancora meglio, dei fatti privati del vostro Vate. Ed è inutile, ancora, che ora lei cerchi di negare; sono venuto a tirarla fuori dal carcere, invece di farla uccidere senza complimenti non appena avesse varcato le linee - con falso atteggiamento da disertore - perché mi servono queste informazioni. Una volta ottenute, lei sarà libero di andarsene, sia pure in giro a spiare. Non mancano molti giorni a che scada l'ultimatum, tanto.»
«E sia, non nego. Ma non capisco perché tu pensi che io possa conoscere i fatti privati di D'Annunzio. Sono solo una spia.»

Lui riprese a camminare, tenendo le mani dietro la schiena, e si fece seguire dal sergente dei legionari giù per un sentiero tortuoso, lastricato malamente, che si dirigeva verso uno dei tanti posti di osservazione disseminati lungo la linea di confine. «Siamo certi che ci possa essere d'aiuto, poiché si è occupato per diversi mesi della guardia alla sua residenza.» Dal tascapane estrasse un pacco di fogli ripiegati, ed iniziò a leggere senza espressione una serie di nomi femminili; l'altro rispondeva - in effetti la maggior parte di quei nomi gli diceva molto, ed il suo interlocutore non aveva sbagliato una sola deduzione, nel discorso - perlopiù affermativamente, perché in effetti il bizzarro occupante di Fiume meritava la fama di sciupafemmine che si era cucito addosso; di qualche altra aveva sentito parlare, ma o non l'aveva mai vista raggiungerlo, o si vociferava lo avesse respinto. Alcuni altri, pochi in verità, erano nomi che non gli dicevano nulla. Lui annotava senza espressione. Dopo l'ultimo nome, richiuse con cura il plico, lo infilò nuovamente in tasca, e fece un mezzo ghigno soddisfatto. «Eccellente. Può andare»
E, senza farselo ripetere, il sergente dei legionari si mosse di gran carriera verso l'interno delle linee, abbandonando il fronte e puntando verso una macchia dentro la quale avrebbe fatto perdere le sue tracce. Intanto, Lui riprendeva in mano il plico e riprese a scorrerlo. Il nome di lei c'era; ma era una di quelle che il Vate non aveva avuto. Si alzò - s'erano infatti seduti su un paracarro, e si diresse velocemente al posto d'osservazione, sparando in aria con la sua rivoltella d'ordinanza. Urlando «Disertore! Disertore!», ed indicando il sergente che, da lontano, aveva sentito gli spari senza rivolger loro molta attenzione, che continuava a correre per i campi.

Sul viottolo al bordo del campo transitava una pattuglia di carabinieri a cavallo. Videro il soldato che correva, e dal fronte che si rumoreggiava e si facevano grandi cenni in sua direzione. Il fuggitivo non rispose al primo alt, né al secondo. In tutta risposta al terzo alt, abbandonò il sentiero per puntare al più vicino lembo di bosco. Le due moschettate dei carabinieri lo colsero in piena schiena.

Le prime cannonate dell'Andrea Doria colpivano Fiume, mentre Lui in motocicletta si allontanava dal fronte. Soddisfatto.

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martedì 9 giugno 2009

Presidente dei Presidenti

Ovviamente la sezione nr. 4 ha vinto anche la gara per le elezioni amministrative, e dunque alle 14.55 avevamo chiuso i verbali delle elezioni provinciali ed alle 16.10 quelli delle comunali. E, come al solito, quando siamo arrivati al municipio per la trasmissione dei plichi siamo dovuti andare a chiamare gli incaricati perché non si aspettavano che qualcuno si presentasse così presto. Poiché una copia del verbale e delle tabelle di scrutinio (frontespizio stampato in nero) va trasmesso al presidente della sezione nr.1 per lo svolgimento dell'adunanza dei presidenti di sezione, che ovviamente si svolge quando tutte le sezioni hanno completato lo spoglio. Ovviamente...beh, si vedrà. Comunque, visto che non ci sono sorprese in vista (per le provinciali tutto era ovvio, per le amministrative se l'amministrazione uscente ha prevalso nella destrissima Gavarno, altrove deve aver stravinto) ed il mio dovere l'ho fatto, me ne torno a casa. Per poi andare, qualche ora dopo, a mischiarmi nel folto pubblico dell'adunanza a sentire la proclamazione del sindaco e dei consiglieri comunali.

Quando torno in municipio la sala è assiepata di sostenitori e simpatizzanti degli - ormai certi - vincitori; fanno capolino diversi curiosi, desolante deserto da parte degli sconfitti, che non sopportano l'onta - non è malignità, addirittura hanno cancellato da Facebook il loro gruppo - della sconfitta, considerato che rispetto ad europee e provinciali perdono quasi il 20%, con i medesimi simboli (PDL e Lega Nord, ma erano insieme). E pace che non sopportino l'onta i candidati, ma che l'unico presidente di seggio dichiaratamente di centro-destra latiti, pur avendo da tempo concluso le operazioni e consegnato i plichi, arriva se non ai limiti dell'illegale certamente ben oltre la soglia della scorbuticità.

Il nervosismo in sala aumenta. Tutti i presidenti, compreso il mio, sono seduti alla "tavola semirotonda" della Sala Consiliare (preferita ai locali della sezione nr.1 per la possibilità di accogliere il pubblico di cittadini), il Presidente dei Presidenti, ovvero il presidente della sezione nr.1 nel mezzo, che richiama l'attenzione coi bi-bip del microfono per calmare la sala. Intanto, la Forza Pubblica sta cercando il presidente che manca, non risponde al telefono e non è rientrato a casa. Colto da un dubbio, lascio la sala e mi precipito all'Ufficio elettorale, per farmi dare un regolamento dell'adunanza dei Presidenti, che non avevo studiato in quanto il segretario è il segretario della sezione 1 (in quel momento, coadiuvato ultra legem dal segretario della sezione 9, visto che i verbali sono da fare in duplice copia, ed in duplice copia gli estratti); come sospettavo, esiste la possibilità di forzare la mano ed adempiere le operazioni di nomina, essendo legittime se partecipa la maggioranza degli aventi diritto (e quindi 5 su 9 presidenti). Corro ad informarne il Presidente dei Presidenti (con cui condivido il nome ma non la parentela, e che tutti nella mia famiglia chiamano il ragazzo nonostante sia già abbondantemente brizzolato) e l'auto-nominatosi suo braccio destro presidente della sezione nr. 9 (con cui condivido e nome e natali, essendo mio zio); ma mi si fa rilevare che, stando alla legge, l'adunanza si intende svolgersi il giorno successivo alle operazioni di scrutinio, e non al loro termine. Benché da che legge elettorale è legge elettorale (e quindi per le amministrative 1995,1999,2004) a Scanzorosciate si sia sempre tenuta nel tardo pomeriggio; anche perché non siamo qui a far ballare l'orso, la gente lavora e se si finisce presto con lo spoglio via il dente via il dolore. Si opta, quindi, di non procedere a maggioranza e di sperare che il presidente latitante sia rintracciato; anche perché, se si presentasse nella giornata successiva alla conclusione delle operazioni di scrutinio avrebbe anche di che lamentarsi. Io avrei proposto sommessamente di riconvocare l'adunanza alle 00.00, ma chissà perché nessuno mi è stato a sentire. Ad ogni modo, il messo comunale sulla sua fida bicicletta rintraccia la pecorella smarrita, che viene convinta con le buone a sedersi al proprio posto. Così anch'io torno al mio, tra il pubblico.

Il presidente dei presidenti dichiara aperta l'adunanza, e tutti i presidenti di sezione dichiarano la cifra di lista per i due candidati sindaco. Si tirano le somme, ed il presidente nomina, salvo le decisioni del primo Consiglio Comunale (che non capisco, che può fare, sfiduciare il sindaco e dunque autosfiduciarsi?), il sig. Massimiliano Alborghetti per la seconda volta Sindaco di Scanzorosciate. Il quale sindaco nominato chiede se può dire due parole al pubblico, ed il presidente dei presidenti concede senza un attimo d'esitazione. Due ringraziamenti dopo, deve iniziare l'attribuzione delle cifre individuali per i candidati consiglieri; noto che al tavolo dell'adunanza in tre o quattro confabulano, sfogliano verbali e consultano il regolamento. Sento il mio cognome sussurato grazie ad un microfono lasciato aperto. Peccato che il mio cognome sia quello di due presidenti, nonché di un candidato consigliere. Poi vedo che il mio presidente annuisce, ed intuisco che mi stanno per fregare. Un secondo dopo, mi si manda a chiamare. Mi sistemo alle spalle dei due segretari già presenti al tavolo, ma immediatamente dopo sono al fianco del presidente dei presidenti, a cercare di capire cosa bisogni fare - e sono un po' in difficoltà perché, appunto, è un regolamento che non ho frequentato e che, mi sembra, sia stato un po' buttato sulle spalle della prima sezione senza tempo per prepararsi, tant'è che i verbali sono tutti ancora in bianco, essendo stati consegnati solo tre minuti prima dell'inizio dell'adunanza. Mancano i nomi dei consiglieri da trascrivere e tutti quei dettagli che servono solo a far perdere tempo. Intanto, iniziamo - calcolatrice alla mano - a sommare le preferenze dei candidati consiglieri, che il pubblico - ed a ragione - scalpita. Decidiamo di fare tutte le somme, di indicare informalmente chi saranno gli eletti e di mandare a casa la brava gente di Scanzo felice e contenta, per poi dedicarci a tutto il lavoro. Compresa l'assurda schizofrenia di un metodo di attribuzione dei consiglieri che, pur essendoci solo due liste, vuole prima sapere le preferenze di ciascun candidato (sommate ai voti totali per determinare la cifra individuale) quante e quali sono le liste non vincenti, poi quanti posti spettino alle liste non vincenti complessivamente, poi quali siano i quozienti di ciascuna lista, poi quanti consiglieri spettino a ciascuna lista, poi in che ordine di preferenza siano i candidati, poi chi siano i candidati eletti, poi chi siano i non eletti (andare per esclusione no, vero?), e poi - infine - sapere se c'è qualcuno dei presenti che sia a conoscenza di cause di ineleggibilità per i consiglieri. Ecco, a quel momento in sala erano presenti, olre a soli cinque presidenti (gli altri se n'erano andati a casa prima di firmare, e quindi sui verbali comparirà che l'adunanza è stata fatta con la maggioranza degli aventi diritto, perché tali sono le firme che si potevano raccogliere) la responsabile dei servizi amministrativi del comune, la responsabile dell'ufficio elettorale, un'altra impiegata ed il moroso della segretaria della sezione nr. 9 (altra Casati mia parente, tra l'altro); essendo nessuno a conoscenza di motivi d'ineleggibilità, si chiudono i verbali alle ore 22.00 - e ci si deve ridurre anche a costruirsi un plico con forbici dalla punta arrotondata ed abbondante colla vinilica perché, dopo averci riempito di buste inutili (identificate dal colore verde) per conservare 1)il materiale tra sabato mattina e sabato pomeriggio, poi 2)tra sabato sera e domenica mattina, poi 3)tra domenica notte e lunedì pomeriggio - e questo per ogni elezione, quindi moltiplicato per tre, come moltiplicate per tre erano anche le buste per la riconsegna del bollo (che, ovviamente, è uno solo) - il Ministero dell'Interno si è scordato di fornirci la busta per trasmettere alla prefettura le nomine di sindaco e consiglieri.

Insomma, esco dal comune salutando tutti alle ventidue e quindici. Digiuno da mezzogiorno. Un colpo di telefono ad un amico che non dice mai di no al cibo e vado a cena, che altro vuoi fare? Intanto, spero che all'ufficio elettorale abbiano capito di consegnare i verbali per l'adunanza in anticipo, che tanto c'è sempre tempo per compilare un verbale in più durante le operazioni di voto. Vedremo tra cinque anni se se lo ricordano.

Già, perché tra cinque anni saranno vent'anni di Proposta per Scanzorosciate, venticinque di centro-sinistra, quaranta di Casati.

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lunedì 8 giugno 2009

Segretario

È vero, come dice mia madre, che chi si loda s'imbroda. Ma, in effetti, questa volta ha vinto (insieme ai colleghi ed ai rappresentanti di lista della sezione 4) la prima manche (c'è anche domani, come ci ricordano i vigili) della gara delle sezioni, ovvero chi completa per primi lo spoglio. Certo, non eravamo una delle sezioni più numerose; ma neanche una delle più corte...

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venerdì 5 giugno 2009

Promemoria

Ecco, so che è un po' di tempo che il blog sembra morto...uso questo post un po' come promemoria, per ricordarmi che devo scrivere:

  • Il nuovo capitolo della vicenda di Lui;
  • Un post sull'escursione escursio-alpinistica al Canto Alto con i colleghi universitari, questo martedì
  • Un post sul video di presentazione del piano di trasporto integrato bambini del CRE, che ho realizzato con innovative tecniche quali i LEGO

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lunedì 1 giugno 2009

Angeli e Demoni - il film

Solo due parole perché ora non ho tempo di dilungarmi (e dimostro anche una certa carità di patria, a non farlo).

NON andate a vederlo!, è un consiglio d'amico. Perché non credo sia possibile frullare cliché, luoghi comuni e soprattutto castronerie in un mix così americanata che più americanata non si può. Solo su una cosa è riuscito a mettermi la pulce nell'orecchio, e cioè sull'elezione del papa tra un non-cardinale, che secondo il "grande elettore" (così lo chiamano nel film, direi che più propriamente è il Cardinale Protodiacono (o ultimo diacono, non ho tempo di approfondire la questione)) non potrebbe avvenire fuori dal Collegio se non per acclamazione. Ho verificato la Universi Dominici Gregis che abolisce questa modalità d'elezione (e anche quella per compromesso), e - come mi risultava - nulla osta eleggere papa un qualunque battezzato.

Va beh, cosa ci si aspetta dagli americani?

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