lunedì 23 febbraio 2009

Prima repubblica

L'auto blu si era fermata furtivamente nel vicolo accanto al palazzo di Piazza del Gesù. Aveva spento i fari, e velocemente era sceso il corpulento segretario del PSI. Infilandosi in una porta seminascosta per evitare l'assedio di giornalisti che presidivano il portone, viene condotto nella sala riunioni dove sono seduti i segretari degli altri partiti della coalizione di governo. Ciascuno ha tra le sue mani i risultati delle elezioni politiche della domenica precedente. Bisogna costituire il governo.

«Non è pensabile che la Presidenza del Consiglio vada ad altri che al partito di maggioranza relativa», iniziò a puntare i pugni sul tavolo l'occhialuto avellinese.
«Ma il tuo partito non ha più la maggioranza relativa: il PSI è arrivato al 27,3%, e come tale spetta a noi la Presidenza del Consiglio»
«Calma, calma - interruppe il segretario del PLI. Noi non sosterremo alcun governo guidato da un socialista, per quanto moderno possa sembrare codesto socialismo», ed a tale opposizione si unì anche il segretario del PRI, che non poteva perdonare una vecchia gaffe socialista su Garibaldi. Il segretario DC picchiò il pugno sul tavolo, mettendo tutti a tacere. E proseguì mellifluo « Non è questo il punto, e lei lo sa, onorevole Craxi. Eravamo già d'accordo che la Presidenza del Consiglio sarebbe stata nostra, prima ancora delle elezioni. Nevvero?»

Questa rivelazione mandò su tutte le furie il segretario del PSDI, che ne era all'oscuro, ma questa volta fu il segretario del PSI ad alzare la voce. E che gli accordi fatti vanno onorati, ma per il resto...

Ecco, per il resto c'erano grossi problemi. Patti incrociati da rispettare, e la consapevolezza che nessun governo era possibile senza un'accordo che soddisfacesse la DC. Che, però, l'esito elettorale aveva lasciato martoriata, appena il 18% dei consensi. Del resto, PSI e PSDI, che insieme raccoglievano il 40,2% dell'elettorato (27,2 e 13 percento) (sì, erano state elezioni disgraziate) non potevano comporre un governo tra loro, e nemmeno se i partiti laici (8 percento) avessero sostenuto un governo senza DC (ma vi vedete i liberali a votare la fiducia?) la coalizione avrebbe ottenuto il risultato di formare un governo. Anche perché, inutile dirlo, i vari cacicchi locali democristiani erano sul piede di guerra.
Dopo essersi scornati per ore, senza riuscire a venire ad un accordo, ed avendo provato soprattutto il segretario del PSDI, meno allenato di altri a lunghe discussioni, il segretario DC fa un cenno ad un portaborse presso la porta, che gli consegna una cartelletta.
«In realtà avevo già preparato una soluzione prendere o lasciare, che deve soddisfare tutti. Altrimenti, se si cambiano le carte in tavola, noi ci allarghiamo a qualche altro ministero chiave. Le cose andranno così:
Presidenza del Consiglio, Ministero degli Esteri, Ministero della Cultura a noi. Ministero degli Interni, Ministero del Lavoro, Ministero delle Comunicazioni, Ministero dell'Ambiente al PSI. Ministero della Pubblica Istruzione al PLI. Nessun ministero al PSDI, non ci è piaciuto come si è comportato in campagna elettorale, e su questo sono d'accordo anche i Socialisti. In compenso al PSDI andrà la Presidenza del Senato. Inoltre, il PSI avrà tre sottosegretari, due li avremo noi, uno il PSDI e l'altro il PRI. E fine delle discussioni.»

Nessun commento: